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Anche i grandi sbagliano, topica della Michelin Una stella assegnata a una trattoria di provincia

Prenotazioni e richieste di interviste per Véronique Jacquet e i suoi pranzi a 12,50 euro

Osvaldo Spadaro

Gourmand di tutto il mondo, accorrete. La prestigiosa guida Michelin, dal 1900 la più autorevole guida culinaria del pianeta, ha attribuito una stella a un ristorante della provincia francese che incredibilmente non costa un occhio della testa. Il menu completo buffet di antipasti a volontà, piatto principale, dolce e quarto di vino è davvero a buon mercato: 12,50 euro. Ma solo a pranzo, perché la sera è chiuso. Il ristorante in questione, o forse sarebbe meglio dire trattoria, si chiama Bouche à Oreille e si trova in un quartiere popolare di Bourges, capoluogo del dipartimento dello Cher, nella regione Centro-Valle della Loira. Lo gestisce da poco più di due anni la signora Véronique Jacquet, che nella vita tutto pensava fuorché ricevere una stella Michelin per la sua onesta cucina da bistrot «rapida e casereccia», assai apprezzata dagli operai della zona. E invece una settimana fa sul sito della guida francese il piccolo locale si è visto assegnare la prestigiosa stella. Un errore, chiaro: ma da allora sono fioccate prenotazioni e richieste di interviste da tutta Francia. Richieste che la signora Vero come la chiamano i suoi clienti ha cercato di assecondare assieme a Pénélope Salmon, la sua collega ai fornelli subito promossa al ruolo di sous-chef nella brigata di cucina che comprende solo loro due.

Tutta colpa di uno scambio grossolano: i redattori del sito nell'edizione cartacea uscita il 9 febbraio non c'è traccia dell'errore hanno confuso la Bouche à Oreille di Véronique, che si trova al numero 7 della route de la Chapelle a Bourges, con l'omonimo Le Bouche à Oreille, al numero 11 di rue de la Chapelle, a Boutervilliers, un paesino di 300 abitanti nella regione dell'Île-de-France. Rue al posto di Route, ecco l'arcano. Per qualche giorno Véronique Jacquet che in precedenza cucinava in una tabaccheria-brasserie sempre a Bourges ha registrato il tutto esaurito nei pochi tavoli con la tovaglia bianca e rossa a puntini del suo locale. Tutti volevano assaggiare la sua carne alla bourguignon, le patate fritte e il filetto di nasello con salsa alla paprika, ma soprattutto le lasagne della casa che pare siano il suo piatto forte. La conferma, se ce ne fosse bisogno, che nonostante ormai siano più le guide che i ristoranti, ricevere una stella Michelin significa entrare a far parte dell'élite dell'alta ristorazione. E, di conseguenza, avere un ritorno di visibilità con forti implicazioni economiche: alcuni studi hanno calcolato che perdere una stella può voler dire veder svanire fino al 50% degli introiti.

Un problema che non si è posto Aymeric Dreux lo chef di Boutervilliers, lui sì stellato, che per il terzo anno si era guadagnato la prestigiosa citazione. Dreux ha preso tutta la vicenda con un sorriso. «Si è trattato di un piccolo errore, subito corretto. Ho chiamato la mia collega di Bourges invitandola a cena con tutto il suo staff e ne abbiamo riso insieme». Del resto si è trattato di pubblicità gratuita anche il suo ristorante, dove il menu del pranzo parte da 48 euro, ma con un calice di champagne.

Che dire? Anche le stelle cadono.

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