
Traguardo vicino. Il centrodestra corre sulla riforma della Giustizia. Passa anche l'articolo 2 del testo che introduce la separazione delle carriere tra pubblico ministero e magistrato giudicante.
L'Aula del Senato ieri ha completato e votato l'esame dei primi due articoli. Ora dalla prossima settimana inizieranno le votazioni degli emendamenti sull'articolo 3. La riforma è ormai giunta al rush finale della prima lettura: dopo l'ok della Camera, si attende il via libera da parte del Senato. A settembre inizierà l'iter per la seconda lettura, trattandosi di una riforma costituzionale. Il ministro della Giustizia Carlo Nordio ipotizza di chiudere il discorso nella primavera del 2026. Per poi dare la parola ai cittadini con il referendum confermativo. I primi due articoli approvati dall'Aula di Palazzo Madama intervengono al cuore del sistema giudiziario. L'articolo 1 interviene sull'articolo 87, decimo comma, della Costituzione che include tra i poteri del Presidente della Repubblica, la presidenza del Consiglio superiore della magistratura. A seguito della modifica si prevede che il Presidente presieda tanto il Consiglio superiore della magistratura giudicante, quanto il Consiglio superiore della magistratura requirente (anziché dunque l'unico Csm, com'è previsto dal decimo comma dell'articolo 87 della Costituzione nel testo vigente). Il secondo interviene sull'articolo 102 della Costituzione stabilendo che le norme sull'ordinamento giudiziario disciplinano anche le distinte carriere dei magistrati giudicanti e requirenti. Tutte respinte, in precedenza, le proposte di modifica delle opposizioni. I partiti della minoranza, complessivamente, hanno presentato 1.300 emendamenti. L'associazione nazionale magistrati è già in assetto da guerra: "Ci vediamo al referendum".
Per Forza Italia, partito che più di tutti ha spinto per la riforma, si tratta di una novità epocale: "È la risposta migliore per difendere la democrazia, la libertà e le prerogative della magistratura, intaccate da un uso politico della giustizia che prosegue. Come ci hanno dimostrato le sorprendenti decisioni di giudici, come l'Albano o le fantasiose esercitazioni di centri studi che si ergono a Corti costituzionali virtuali. Andiamo avanti a difesa di quei tanti giudici seri e operosi che non vedono l'ora di liberarsi del gioco delle correnti, che si sono impossessate della giustizia, dando luogo ai mercimoni che nel Csm, negli anni passati, raggiunsero vette siderali, purtroppo mai punite nelle sedi giudiziarie come sarebbe dovuto accadere", commenta il senatore e capogruppo degli azzurri Maurizio Gasparri. Il vicepremier Antonio Tajani ricorda: "La riforma della giustizia è una priorità politica per Forza Italia da sempre e oggi abbiamo ottenuto un risultato straordinario, speriamo sia approvata presto in via definitiva perché garantisce il cittadino e rappresenta un segnale forte di cambiamento. Non è un segnale contro i magistrati ma che esalta il ruolo del giudice: vogliamo che i magistrati non siano divisi per categorie politiche". Via libera anche da parte di Lega e Fdi. Fabio Rampelli definisce la riforma come "l'alba di una nuova civiltà giuridica".
Dal Pd, che pur annovera voci favorevoli come Casini e Bettini, arriva l'alt: un progetto che rischia di compromettere seriamente l'ordinamento giudiziario italiano. Lo sdoppiamento delle carriere e dell'organo di autogoverno della magistratura, già ampiamente criticato, è a mio avviso la principale causa dei danni che questa riforma può arrecare.
Dividere le funzioni tra magistrati requirenti e giudicanti, creando due organi distinti di autogoverno, rischia di minare gli equilibri fondamentali che garantiscono l'indipendenza della magistratura", attacca il senatore Dario Parrini.