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Anm, chiamata alle armi per il No. Ma i pm disertano in massa

Flop dell'evento a Palazzo di Giustizia. I magistrati mettono le mani avanti: se vince il sì, elettori ignoranti

Anm, chiamata alle armi per il No. Ma i pm disertano in massa
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"L'Associazione nazionale magistrati non è un partito politico". Evidentemente - dopo mesi di flash mob, di coccarde tricolori, di appelli in difesa della Costituzione - c'era bisogno di specificarlo: e così il leader milanese dell'Anm Luca Milani inaugura proprio da lì, "non ci schieriamo pro o contro il governo", la madre di tutte le battaglie delle toghe nel tempio di Mani Pulite, la campagna per il No al referendum sulla riforma della giustizia. Sapendo che è esattamente vero il contrario, che Anm e governo sono in rotta di scontro frontale, e che alla trasformazione del voto in un referendum contro il governo Meloni l'Anm affida le sue speranze di portare alle urne quel che resta del vasto mondo che una vita fa circondava con i girotondi questo palazzo di giustizia, chiedendo festante la testa dei politici della Prima Repubblica. Ma era, appunto, una vita fa.

Ieri sera, clima dimesso o quasi. Aula magna piena ma non pienissima, a spanne l'ottanta per cento dei magistrati milanesi ha deciso di avere di meglio da fare, e a colpire è soprattutto l'assenza dei pubblici ministeri qualunque, quelli senza gradi sulla toga, e che della riforma meloniana dovrebbero essere non si capisce se vittime o beneficiati, perché ieri sera si sente dire contemporaneamente che si ridurranno a "avvocati della polizia" e che invece diverranno un superpotere in grado di intimidire i giudici. Nel dubbio, i pm disertano quasi in massa la chiamata alla mobilitazione.

Dentro, nell'aula magna, i magistrati passano due ore a darsi ragione a vicenda. Oratori scelti con cura, persino il moderatore fa sapere che la riforma è un "tranello per l'opinione pubblica" in cui l'opinione pubblica rischia di cascare. Tema ricorrente, questo dell'elettore un po' gonzo pronto a farsi mettere nel sacco dalle bugie governative: al punto che sorge il dubbio che da qualche parte, nel fondo del cuore, l'Anm sia un po' rassegnata alla batosta, e che si prepari quindi a spiegarla e a spiegarsela con la dabbenaggine degli elettori, pronti a cascare in quello che Mitja Gialuz, professore a Genova, definisce "uno specchietto per le allodole" e una "operazione di marketing". Ovvero: spacciare per riforma della giustizia quella che invece è pura e semplice vendetta politica, perché - ricorda Gialuz - in questo palazzo trent'anni fa iniziò Mani Pulite, e "ora il sistema politico vuole punire la magistratura per avere osato scrivere quella pagina di storia".

Il più esplicito nel mettere le mani avanti, nel preparasi a dare la colpa all'elettore incolto, è anche il più illustre tra i grandi vecchi presenti in aula magna: Edmondo Bruti Liberati (nella foto), fondatore di Magistratura democratica, per anni procuratore della Repubblica. Bruti sa che i sondaggi non vanno benissimo ma "i sondaggi non andrebbero fatti sul si o sul no ma chiedendo agli elettori cos'è un giudice e cos'è un pm, e si scoprirebbe che non lo sanno. Gli italiani andranno a votare su una riforma di cui ignorano il significato", modo elegante per dire che voteranno male.

E qual è il significato? "Non la separazione delle carriere ma la demolizione del Consiglio superiore della magistratura". Ma il ministro Nordio dimostra con le statistiche che il Csm salva sempre tutti. "Nordio spesso dice cazzate".

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