Annega perché spinto dall'amico. Ai domiciliari un quindicenne

La ricostruzione dopo quattro mesi di indagini. La vittima, tredicenne, non sapeva nuotare e aveva supplicato l'altro di lasciarlo in pace

Annega perché spinto dall'amico. Ai domiciliari un quindicenne
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Un gioco mortale. Abdou Ngom, 13 anni senegalese, non è annegato per un tuffo fuori programma o per una stupida scommessa. È morto nelle acque del fiume Tanaro, nel tratto in cui attraversa Cuneo, perché spinto da uno dei suoi tre amici. Annegato perché Abdou non sapeva nuotare. A quattro mesi dalla tragedia la Procura dei Minori di Torino iscrive nel registro degli indagati un 15enne originario del Marocco, colpevole di averlo spinto in acqua nonostante il ragazzino urlasse di non farlo. Di non essere capace di restare a galla. Omicidio volontario con dolo, l'accusa. Per l'indagato, che nega tutto, sono stati disposti gli arresti domiciliari presso una comunità per minori. Quattro mesi di indagini delicatissime, con audizioni protette, per ricostruire quella che doveva essere una giornata spensierata per il gruppetto di ragazzi figli di immigrati residenti a Bra (Cuneo). I quattro decidono di fare una scampagnata tra le colline e i vigneti di Langa dove il Tanaro scorre poco prima di superare Alba e gettarsi nella confluenza del Po, in provincia di Alessandria. Lo spot è molto conosciuto, si chiama la "spiaggia dei Cristalli" di gesso disseminati sulle sponde del fiume. È una bella giornata ma le acque sono ingrossate per il maltempo che ha colpito la regione nei giorni precedenti, provocando alluvioni e frane. Abdou non ha ancora 14 anni, è arrivato in Italia quando ne ha solo tre e si è integrato subito nella comunità. Frequenta il primo anno del Centro di Formazione Professionale dei Salesiani a Bra, dove vive con i genitori, due fratelli e una sorellina di tre anni. Il 23 aprile è l'ultimo giorno delle vacanze e Abdou con i tre coetanei magrebini (tra i 12 e i 14 anni) arriva sulla spiaggetta tra Verduno e Bra. Spinto, Abdou finisce nelle acque gelide. E scompare sul fondo del fiume. Sono le 12,40 quando i tre, disperati, lanciano l'allarme: "Stavamo facendo il bagno - spiegano alle forze dell'ordine - siamo entrati insieme ma all'improvviso la corrente ha portato via il nostro amico. Abbiamo tentato di afferrarlo ma è sparito, trascinato dal fiume. Aiutateci a trovarlo". Ma le cose non sarebbero andate così. Partono i soccorsi. I vigili del fuoco calano in acqua due gommoni per le ricerche, si alzano in volo due elicotteri, scendono in campo anche i carabinieri con un mezzo fluviale e le pattuglie del comando di Bra. A 24 ore dalla tragedia si contano nove unità operative dei vigili del fuoco di Alessandria con imbarcazioni, attrezzature specifiche, droni e personale specializzato nel soccorso fluviale. Partecipano alle ricerche anche gli uomini dei comandi di Cuneo, Asti, Torino e Malpensa. Dopo una settimana Abdou viene dato per disperso e viene sospesa ogni attività. I carabinieri, intanto, indagano a partire dal sequestro dei cellulari dei ragazzi coinvolti.

Che fra loro parlano e si confrontano su cosa dichiarare in caso li avessero convocati in caserma. Uno di loro, davanti al pm, crolla: "Abdou doveva 50 euro a quello che l'ha gettato nel fiume. Lui diceva che non sapeva nuotare, eppure l'altro lo ha preso e l'ha buttato in acqua".

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