Un campione della satira che si prende sul serio è l'ossimoro che non fa ridere. Non ce ne voglia Vauro Senesi, vecchio comunista con il gusto della provocazione militante; la riservi però alle trasmissioni di Santoro o per lo starnazzante teatrino dei talk. O per temi che superano ogni confine, tipo i bimbi martoriati dalla guerra. Altrimenti, lo diciamo per il suo bene, rischia il patetico trombonismo dell'irrilevanza.
Ora: che il governo gialloverde non piaccia a Vauro e a molti militanti di sinistra, o di destra, è del tutto pacifico. Ma il modo nel quale certa cosiddetta intellighentzja sta reagendo alla marcia verso il potere di Matteo Salvini ha già superato parecchie di queste categorie: un allarme spropositato e controproducente che ricorda certe spirali che alimentano conflitti irrisolvibili e faide perpetue. Un opposto, instupidito estremismo che insieme si tiene e necessita l'uno dell'altro perché «sangue chiama sangue». L'ultima trovata del vignettista è stata quella di coinvolgere l'amico Santoro in un appello dal sapore alquanto grottesco indirizzato al presidente della Repubblica e alle più alte autorità italiane ed europee affinché trovino un «giudice per Salvini», visto «che nessuno ha ritenuto di procedere d'ufficio nei suoi confronti» alla luce del suo incitamento all'odio razziale. «Non è accettabile che egli possa pronunciare frasi che assumono il tono di una minaccia anche nei confronti di un singolo individuo. Affermare che caccerà dal nostro Paese tutti i componenti di una etnia, segnatamente quella Rom, ma che purtroppo quelli di cittadinanza italiana dobbiamo tenerceli espone una intera minoranza a rischi assai gravi...». I due lamentano una «sorta di assuefazione» e una nascente «dittatura della maggioranza». Parola di Vauro e Santoro, che incorrono nel più classico degli errori: alzare il livello dello scontro mistificando le affermazioni contestate, così che d'ora in avanti resterà assodato che il ministro dell'Interno voglia macchiarsi del reato di genocidio e promuovere pogrom. Lo diciamo per assurdo: se anche questi due desideri albergassero nella mente di Salvini, persino un sistema democratico disastrato come quello italiano, in un sistema europeo, sarebbe in grado di reagire. A meno che, certo, non si voglia ritenere Salvini pronipote di Hitler o, in un oscuro meccanismo di perversione, aiutarlo a farcelo diventare, giungendo presto al 90% dei suffragi. È questo lo scopo di Vauro e Santoro? Non vorremmo che una frase trovata sul web, e attribuita a Vauro, da auspicio si trasformasse in presagio.
Così diceva, il Vauro che apprezziamo: «Spero che la satira vada avanti con l'allegria tragica che da sempre la contraddistingue e che sia sorda al richiamo dei tamburi d'arruolamento altrimenti finisce la satira e inizia la propaganda di morte o lo scontro».
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