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Assediati dalle cause. E lo "scudo" dei camici fa gola pure ai politici

"Azioni legali di pari passo con i contagi" Si cerca una tutela, resta l'ipotesi amnistia

Assediati dalle cause. E lo "scudo" dei camici fa gola pure ai politici

Milano «Avvoltoi e iene» continuano a girare intorno ai medici. Contagiati a decine di migliaia, morti a decine, i «soldati col camice» continuano a rischiare. Rischiano anche cause temerarie e azioni legali. Per questo, raccogliendo le preoccupazioni dei professionisti impegnati in prima linea, la politica sta lavorando a uno «scudo», che sembra procedere spedito. Fra i nodi da sciogliere, la grandezza dello scudo: dovrebbe coprire medici, infermieri e dirigenti sanitari, ma qualcuno teme che si allarghi troppo, fino a coprire le sfere professionali amministrative o politiche. La questione è delicata e potrebbe essere sottoposta alla Consulta. Resterebbe allora, come estrema ratio, l'amnistia. Come in guerra.

Di scudo si è parlato anche due giorni fa nel corso dell'incontro fra il premier Giuseppe Conte e i leader dell'opposizione. «Io stesso l'ho fatto presente - racconta Maurizio Lupi che ha partecipato - e come me Matteo Salvini e Giorgia Meloni. Conte ha recepito. Ne è nato l'emendamento del Pd, ma ora occorre che il ministero non faccia danni complicando la norma. È chiaro che i familiari delle vittime chiedono giustizia, è comprensibile, ma in queste condizioni è lo Stato a doversi far carico del problema».

In rete crescono i gruppi dedicati al tema. Contano già migliaia di iscritti, parlano di «giustizia per i morti» e avvertono: «Chi ha sbagliato dovrà pagare». Il dolore dei familiari è comprensibile, ma spesso azioni di rivalsa simili sono istigate da personaggi con pochi scrupoli. L'Enpam (ente di previdenza e assistenza) ha presentato un esposto urgente al Garante della concorrenza e del mercato, contro una campagna lanciata per indurre i cittadini a presentare denunce e azioni di risarcimento. E ha lamentato «il carattere scorretto e ingannevole del messaggio». Il presidente Alberto Oliveti ha parlato di «avvoltoi e iene che pensano di sfruttare il dolore delle vittime». Intanto la Federazione dell'ordine dei medici ha lanciato un appello al Consiglio nazionale forense, e molte sono state le prese di posizione degli Ordini degli avvocati, delle Unioni regionali, e anche dei singoli professionisti, che hanno censurato queste azioni.

Impegnati nei reparti in condizioni di grave emergenza, sottoposti a turni massacranti spesso al di là delle loro specializzazioni, posti speso di fronte alla necessità di compiere scelte drammatiche, è chiaro che i medici hanno diritto a uno scudo che li protegga e li faccia lavorare serenamente, anche perché questa grave emergenza minaccia di durare ancora: «È un passo avanti, siamo sufficientemente fiduciosi - dice il professor Stefano Carugo, direttore del dipartimento cardiorespiratorio dell'Asst Santi Paolo e Carlo - Nessuno qui vuole togliere dolo o colpa grave o esimersi dalle responsabilità, ma mi pare che ci sia una sensibilità comune sulla necessità di tutelare gli operatori, evitando loro, oltre al danno, anche la beffa». Grande cardiologo, Carugo si trova in prima linea in un ospedale di Milano e per primo ha sollevato il tema sul Giornale. «Non sono un giurista - dice - ma vedo che tutti i colleghi sono d'accordo, anche tanti avvocati, e tanti pazienti, da tutti arriva lo stesso grido. Per quel che ho visto, l'emendamento è un passo avanti, copre soprattutto la sfera penale, mentre per il profilo civile occorre fare attenzione perché la legge Gelli tutela il professionista nell'ambito delle linee guida, ma questa è una malattia sconosciuta, le linee guida devono essere molto ampie.

La politica faccia presto, le cause fioccano, rischiamo vadano di pari passi coi contagi».

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