Assedio a Sánchez, governo a rischio Popolari e separatisti pronti all'asse

Premier in bilico, Pp e Junts pensano alla sfiducia

Assedio a Sánchez, governo a rischio Popolari e separatisti pronti all'asse
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C'è chi sfoglia la margherita delle opzioni (grande coalizione o centrodestra classico) come il popolare Alberto Feijoo e chi, come il socialista Pedro Sánchez, prova a limitare i danni. È caos in Spagna dopo gli arresti ai piani alti del Psoe e le prime rivelazioni dei dirigenti coinvolti nello scandalo corruzione che ha terremotato il premier e il suo inner circle. Nessuno sa se basterà una rinfrescata al partito per salvare un governo che è appeso ai quattro voti che mancano all'opposizione per portare in aula una mozione di sfiducia.

La Spagna potrebbe presto vedere chiuso un ciclo, quello dei socialisti e delle micro alleanze di centro e di sinistra a sostegno di un premier che, va ricordato, non ha vinto le elezioni nel 2023, ma per un incastro di seggi e per un regalo chiamato "amnistia" è riuscito ad avere l'appoggio dei separatisti di Carles Puidgemont. L'arresto di Santos Cerdan, però, ha rotto l'equilibrio nel Psoe e soprattutto ha rafforzato l'imbarazzo del premier, già alle prese con i casi spinosi di sua moglie Begona e suo fratello David. Le prime ammissioni di Cerdan sono viste come dei pizzini inviati agli ex soci, tra cui Sánchez, che deve incassare anche gli attacchi di Podemos, mai così chiaro nel marcare le distanze dall'ormai ex alleato. E allora le opposizioni di centrodestra potrebbero cogliere al balzo l'occasione e cercare quei quattro voti mancanti tra i baschi di Javier de Andrés, o tra i micro partiti centristi.

Di sicuro un piano operativo verrà presentato il prossimo fine settimana in occasione del congresso del Partito Popolare, con il leader Feijoo che sfoglia la margherita dei possibili alleati, anche se c'è chi giura che meglio del numero uno potrebbe fare Isabel Ayuso, in rampa di lancio e volto più affabile dei popolari, in grado di raccogliere non solo i voti del centro e dei liberali ma anche degli indecisi, posto che la destra è ampiamente presidiata da Vox data in ascesa al 14%.

Chi pensa già al domani politico sono i catalani di Junts, che non escludono di sedersi al tavolo con il Partito Popolare per costruire una fase nuova, grazie a "conversazioni di questo tipo, da partito a partito", fanno sapere, che animerebbero i negoziati ma solo alla presenza del presidente dell'organizzazione, Carles Puigdemont, del segretario generale, Jordi Turull, e della portavoce del Congresso dei Deputati, Miriam Nogueras. Ufficialmente il Pp esclude di aprire un canale con i separatisti perché, spiega il portavoce Miguel Tellado, "non faremo ciò per cui in passato abbiamo criticato il Psoe". Ma se la posta in gioco sarà quella di una sfiducia a Sanchez per andare a elezioni anticipate in autunno, allora le valutazioni potrebbero presto cambiare. Molti sondaggi danno Pp e Vox ampiamente in grado di formare una nuova maggioranza seguendo lo schema italiano, facendo così cadere l'ultimo governo socialista tra i paesi membri Ue.

Tra le opzioni non è da escludere la mozione Rajoy di una "grande coalizione" tra il Pp e Psoe, soluzione che in Spagna "è già stata inventata" e che secondo l'ex premier rappresenta "il modo più stabile per riconquistare il consenso istituzionale e arrestare l'attuale deterioramento politico". Bisognerà vedere, dopo, cosa ne penseranno gli elettori.

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