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Auricolari, soffiate e post-it: tutti i trucchi per diventare giudice (senza meritarselo)

Un florilegio di pasticci è la triste tradizione del concorso più delicato

Auricolari, soffiate e post-it: tutti i trucchi per diventare giudice (senza meritarselo)
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Candidati che copiano, commissari d'esame che danno una mano agli amici, temi sballati, correzioni interminabili. È lunga e dolorosa la lista dei pasticci che da sempre avvengono nei concorsi per entrare in magistratura. Quello che è forse il concorso più delicato del paese, la soglia oltre la quale un laureato in legge diventa per tutta la vita arbitro della sorte dei suoi simili, lo si potrebbe immaginare come il tempio della trasparenza e dell'efficienza. Purtroppo non sempre è così.

Il caso più recente e vistoso riguarda il docente universitario colto in flagrante a inviare a un aspirante i codici identificativi, delle parole chiave da inserire nel testo, per renderlo riconoscibile: il messaggio ahilui finisce alla persona sbagliata, scatta la denuncia, il professore viene cacciato dalla commissione e l'aspirante magistrato bandito a vita dai concorsi per toghe. L'episodio racconta bene come la correzione dei temi e la promozione agli orali sia affidata all'arbitrio dei commissari, se bastano tre parole chiave per superare la prova. Va a finire che vengono presi per buoni anche elaborati ricolmi di errori: nel concorso del 2019 due candidati bocciati passarono al setaccio i temi dei promossi e saltò fuori di tutto, dagli apostrofi distribuiti a casaccio alle sentenze inventate.

Il vero finimondo era accaduto dieci anni prima, quando la sessione di esami era stata ospitata nei padiglioni della Fiera di Milano: situazione fuori controllo, candidati che nascondevano i post it con le risposte tra le pagine dei codice, altri con blackberry e auricolare per farsi dettare le risposte dall'esterno. Settanta aspiranti toghe vennero espulse e bannate a vita, trenta scatoloni di materiale illegale finirono in mano ai carabinieri.

Certo, garantire il rispetto delle regole nei palazzetti dove migliaia di laureati in legge provano a coronare il sogno del posto fisso più pagato d'Italia può essere problematico. Il fatto che i «furbetti» si annidino anche tra chi aspira a farsi custode della legalità può essere disarmante, ma va ricondotto alle fragilità dell'animo umano. Ad essere francamente incomprensibile è che a partecipare ai pasticci siano anche le controparti, ovvero i commissari di esame: magistrati di professione e professori universitari che dovrebbero essere lì anche in qualità di garanti e invece si prestano a dare una mano ai candidati amici. A venire incastrato il mese scorso a Roma è stato un cattedratico, ma prima di lui era toccato a un magistrato in servizio effettivo, Clotilde Renna, sostituto procuratore generale a Salerno, designata dal Csm a fare parte della commissione d'esame: si era fatta prestare le chiavi degli armadi blindati dove erano custoditi i temi, e aveva fotocopiato e arricchito gli elaborati di un candidato che le stava a cuore. Colta in flagrante si era dimessa dalla commissione accampando motivi di famiglia.

Anche quell'episodio conferma come la correzione dei temi (che è il vero ostacolo, visto che chi arriva agli orali viene promosso quasi sempre) sia affidata al caso o all'arbitrio, nonostante impieghi tempi biblici: i partecipanti allo scritto del luglio 2022 aspettano ancora il responso della commissione.

E un ruolo decisivo nel rendere il voto aleatorio è la sciatteria dei temi proposti. Come quest'anno, anche l'anno scorso il tema di diritto penale venne accusato di essere pressocché incomprensibile anche da docenti universitari.

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