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Azione, svanisce il miraggio americano. "È una calendata, non un'ipotesi reale"

Il sogno di un exploit alle Europee per "prendere il posto del Carroccio" si scontra con i numeri e con lo scetticismo generale. Gelidi gli "alleati"

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Azione, svanisce il miraggio americano. "È una calendata, non un'ipotesi reale"

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Il «sogno proibito» di Carlo Calenda - svelato ieri dal Giornale di prendere il posto della Lega al Governo dopo le Europee, viene derubricato a «calendata» nel fronte del centro-sinistra.

I più ironici sono gli ex alleati di «Italia Viva» che dalla Leopolda di Firenze se la ridono. Nel centrodestra il numero due Lega Andrea Crippa è netto: «Calenda è una persona confusa, non va più d'accordo neanche con se stesso. A volte sta con Conte e il Pd come in Abruzzo - dice il vicesegretario federale della Lega - a volte corre da solo contro tutti come in Sardegna, a volte con il centrodestra come ad Urbino. La Lega sicuramente non accetta lezioni da chi ha sempre perso le elezioni ed è destinato all'irrilevanza politica» commenta al Giornale.

Un altro leghista, Claudio Borghi, si affida all'ironia: «Je piacerebbe». Dal fronte di Forza Italia l'ipotesi non viene ritenuta concreta: «Tutto molto vago, non è un'ipotesi reale», fanno filtrare gli azzurri.

Dal campo meloniano nessuna reazione. Mentre grillini e democratici sono in «vigile attesa». Tutti concentrati sul voto in Abruzzo.

Il capo di Azione in una visita all'Ambasciata Usa in Italia ha confidato il suo piano: sostituire la Lega nel centrodestra e prendere il 7 per cento alle prossime elezioni europee. Scenario raccontato ieri sulle pagine del Giornale. Numeri alla mano, lo scenario ipotizzato dal leader centrista non è una passeggiata. La Lega ha eletto 66 deputati a Montecitorio, Calenda appena 13. Il centrodestra, oggi, può contare su una maggioranza di 237 voti. Se togli i 66 leghisti e aggiungi i 13 calendiani si arriva a quota 84 voti. Mancherebbero 17 voti per ottenere la maggioranza fissata a 201.

I voti di Calenda non sarebbero sufficienti da soli a garantire una maggioranza a Giorgia Meloni. Al Senato il discorso non cambia. La Lega ha 29 senatori, Azione soltanto quattro. Il centrodestra può vantare una maggioranza di 115 voti. Senza la pattuglia del Carroccio si scende a 86 e si arriva a 90 con i quattro voti dei senatori di Calenda.

I numeri, almeno in questa legislatura, smontano il «sogno proibito» del pariolino. Però va detto che sull'asse Calenda-centrodestra qualcosa si muove. In Calabria il governatore Roberto Occhiuto ha arruolato Alessandro Ruben, marito di Mara Carfagna, presidente di Azione.

Infine, non va trascurata la trattativa a Bruxelles per tenere Von Der Leyen alla guida della commissione Ue. Si profila, con la benedizione di Macron, una maggioranza Conservatori, Popolari e Liberali. E non manca chi nel partito di Calenda festeggerebbe per un'eventuale svolta pro-Meloni.

A cominciare dalle senatrici Giusy Versace e Mariastella Gelmini che non hanno mai interrotto le comunicazioni con Forza Italia.

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