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La Azzolina: no al Plexiglas. Lo sciopero chiude la scuola

Sindacati e prof in piazza: manca un piano per settembre. La ministra: "Mai pensato alle gabbie"

La Azzolina: no al Plexiglas. Lo sciopero chiude la scuola

Manca un piano per la scuola che ha chiuso il suo ultimo giorno dell'anno proprio con uno sciopero. Sindacati e insegnanti in piazza a protestare, dopo tre mesi di chiusura. L'anno orribile quello del 2019-2020, che resterà nella memoria di intere generazioni di studenti perché mai nella storia dell'Italia repubblicana si era vissuta una tale emergenza e una chiusura così prolungata di tutte le istituzioni scolastiche, con la gestione della crisi da parte del governo da dimenticare: dagli annunci a mezzo stampa del ministro, all'incertezza sugli esami di maturità, alla didattica a distanza che è funzionata per i più «fortunati», per chi aveva strumenti e mezzi, da un pc in casa alla connessione funzionante, dall'impegno degli insegnanti e a quello dei genitori.

Ieri lo sciopero, come ultima immagine di una scuola ormai in totale sofferenza. Aleggia ancora l'incertezza totale sulla ripartenza di settembre, rimbalzano notizie su divisori di plexiglas tra i banchi, il tema delle classi pollaio d affrontare, i fondi da stanziare, tra la rabbia di docenti che chiedono un rientro «in sicurezza» a settembre. Fotografia indecente per un Paese civile. Il sindaco di Milano, Sala che ieri ammetteva: «Esagerato chiudere così a lungo». E la stessa ministra ha poi parlato ieri sera, «Il tema della sicurezza a scuola è molto serio e richiede prudenza anche nei giudizi e nei commenti». Nel suo discorso di fine anno scolastico, Lucia Azzolina che ha rivendicato l'importanza della didattica a distanza come misura di emergenza, ha voluto precisare che «nessuno ha mai immaginato di chiudere gli studenti dentro cabine di sicurezza, come è stato invece raccontato in queste ore in maniera quantomeno superficiale».

Flash mob, manifestazioni e striscioni da nord a sud per dire no al dl Scuola, lo 0,5 per cento di adesione, secondo fonti ministeriali. Gli insegnanti criticano la mancanza di disponibilità rispetto alla richiesta di un potenziamento degli organici del personale docente e Ata «la cui necessità - spiegano - è resa evidente dai contenuti del documento con cui il Comitato tecnico-scientifico indica le misure indispensabili per il riavvio delle attività didattiche in presenza».

Non accolte, dicono i sindacalisti, le richieste da loro avanzate per garantire il rigoroso rispetto del limite dei venti alunni per classe e la promozione di modifiche normative che sottraggono i dirigenti scolastici da responsabilità in merito alla manutenzione degli edifici. E arriva pesante e chiarissima la denuncia da parte della Uil sull'annosa questione dei concorsi, vera e propria vergogna nazionale. Una farsa che ciclicamente si ripresenta, concorsi truccati che diventano «percorsi a ostacoli», quando il posto in realtà sarebbe già stato assegnato. «Vogliamo sciogliere il nodo ipocrita del riconoscimento del merito?». Dichiarazioni che non lasciano spazio a malintesi: «Alzi la mano chi può affermare che i concorsi abbiano selezionato i migliori. Vero è che ogni concorso produce un indotto che è utile alla forza politica che lo gestisce». Un riassunto fedele della storia di questo Paese. «L'ultima polemica che ci ha visto protagonisti è un concorso per titoli, ma questo ha un difetto, i titoli o ce li hai oppure no. E non si possono scavalcare candidati. I concorsi invece hanno una qualità: possono consentire di scavalcare anche chi ha titoli ed esperienza. Nella nostra proposta la verifica del merito era inserita nell'esame finale, a scuola. Se l'amministrazione non ha fiducia in se stessa allora il problema è proprio lì».

È più che mai ora per la scuola di riprendere buoni voti.

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