Azzurri in conclave all'ora di pranzo a palazzo Madama. Paolo Romani riunisce i suoi e detta la linea politica decisa ad Arcore. Ne scaturisce un dibattito dove tutti si trovano sulla stessa lunghezza d'onda: battagliare per il «No» alle riforme renziane e rinnovare l'orgoglio azzurro per la rivincita. Romani esordisce aggiornando i senatori sullo stato di salute del leader: «È in forma, lucido, presente anche se provato». L'operazione a cuore aperto non è stata una passeggiata né lo sarà la riabilitazione. Ma la politica non manca mai a villa San Martino e il capogruppo snocciola i temi caldi in agenda. «In primis c'è il referendum d'autunno. Questa è la priorità. Occorre costituire i comitati, fare manifestazioni, spiegare alla gente il perché il ddl Boschi va bocciato». Tutto il resto viene dopo: «Nessun baratto con le modifiche alla legge elettorale che pure va cambiata; ma quello è lo step successivo». In effetti modificare l'Italicum è fondamentale ma nel merito delle modifiche non s'è voluto entrare. Certo, c'è il nodo del premio alla lista o alla coalizione. Se si modificasse quel punto Forza Italia, Lega, Fratelli d'Italia potrebbero allearsi mantenendo la propria autonomia e identità. Viceversa, se volessero correre assieme e avere qualche chances di vittoria, dovrebbero fondersi. Poi c'è il tema del ballottaggio. Con il doppio turno a essere favoriti sarebbero i grillini: meglio quindi un turno solo. Ma nella riunione non ci spinge a una dissertazione sui modelli di legge elettorale. Romani va avanti: «Se vince il No, Renzi ha ben poche possibilità di restare a palazzo Chigi ma non è detto che si vada elezioni anticipate. Sarebbe possibile anche un governo di scopo con pochi compiti da fare tra i quali rilanciare l'economia e, appunto, cambiare Italicum». Uno scenario, questo, che non dispiacerebbe al Cavaliere.
Parlano anche gli altri senatori. Marco Marin, per esempio, sostenitore dell'alleanza competitiva con il Carroccio: «Forza Italia può e deve essere guida del centrodestra. Lavorando sodo riusciremo a riconquistare quell'elettorato moderato che s'è invaghito di Renzi. Quelli alternativi a Renzi e a Grillo siamo noi e con la Lega ci vuole una sana ma corretta competizione». Un accenno anche ai centristi: «Adesso qualcuno chiede di rientrare: è un bene se portano voti, meno bene se chiedono solo posti. Forza Italia non è mica un taxi». Poi parlano Floris, Scilipoti, Caliendo, Malan, Gasparri, Fazzone. Altero Matteoli è critico ma ottimista: «Il partito è fermo ma l'unico modo di farlo muovere è convocare gli organi e farli parlare. E sono contento che oggi ci sia un confronto tra noi. In ogni caso dobbiamo stare lontani sia da Renzi sia dai grillini e cercare di ricostituire la coalizione tradizionale di centrodestra dove Forza Italia sia il partito primario».
Unica voce fuori dal coro è quella di Augusto Minzolini secondo cui i grillini non vanno visti come appestati: «Su molte
questioni mi ricordano i forzisti del '94. Dobbiamo dialogarci di più». Poi la riunione scivola via con la ratifica della nomina di Mariarosaria Rossi a tesoriera del gruppo, decisa da Berlusconi una decina di giorni fa.
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