«Azzurri sempre coerenti Così torniamo protagonisti»

L'europarlamentare: «Fin dall'inizio abbiamo chiesto candidati civici. Senza l'area moderata non si vince»

Gian Maria De Francesco

Roma Onorevole Antonio Tajani, vicepresidente del Parlamento europeo, che cosa cambia in Forza Italia dopo la decisione di sostenere Alfio Marchini a Roma?

«Siamo stati coerenti sin dall'inizio come ha ribadito sul Giornale il presidente Berlusconi qualche giorno fa. Servivano candidati civici per andare incontro alle esigenze di cambiamento e andare a recuperare tanti elettori che non sono andati a votare. Le scelte di Parisi a Milano e Lettieri a Napoli sono nate così. È stata Giorgia Meloni a non voler convergere inizialmente su Marchini, che corrispondeva a questi requisiti. La stessa candidatura di Bertolaso è nata in maniera simile dopo che Meloni aveva rifiutato di correre come sindaco cambiando successivamente idea. Ora che Bertolaso ha deciso di ritirarsi in nome dell'unità, si è creato questo nuovo accordo. Come vede, non c'è stato nessun cambiamento di linea».

Eppure sembra prefigurarsi un centrodestra diverso.

«Noi crediamo nel centrodestra e siamo nella famiglia del Partito popolare europeo. Per vincere bisogna occupare lo spazio centrale. Se non lo facciamo, creiamo un'opposizione di facciata ma non in grado di governare. Non possiamo snaturarci: senza Forza Italia non si vince e non si governa».

Non è una vicenda esclusivamente romana, però...

«Non abbiamo mai rinnegato le alleanze. Berlusconi e Forza Italia hanno sempre cercato di tenere unita la coalizione. Meloni ha detto no a Marchini ed è stato individuato Bertolaso sul quale i nostri alleati hanno poi cambiato idea. Non possiamo cambiare per inseguire gli altri. In politica la coerenza conta e gli elettori lo sanno. Per governare le città servono uomini come Marchini. Se l'ambizione di Meloni è il ballottaggio, la nostra è vincere. Non chiudo le porte a nessuno ma abbiamo responsabilità di fronte agli elettori moderati».

La galassia centrista, a partire da Ncd, è molto soddisfatta della vostra scelta.

«Berlusconi si è rimesso al centro e ha rimesso Forza Italia al centro del dibattito. Non c'è nessun inciucio, siamo andati avanti per la nostra strada facendo ricredere anche chi sosteneva che Berlusconi avesse perso la sua centralità. La scelta di oggi dimostra che il presidente guarda al futuro».

La Lega e Fratelli d'Italia non l'hanno presa bene.

«Anche noi non avevano preso bene il mancato rispetto della parola data, ma abbiamo tenuto fede all'impegno preso con Bertolaso fino alla fine. Alleanza non significa sudditanza o sottomissione. Siamo alleati a Milano, qui a Roma un capriccio lo ha reso impossibile».

Salvini non è stato garbato con lei...

«Siamo una coalizione di centrodestra, ma non possiamo diventare lepenisti. Siamo forti della nostra identità: i nostri valori sono quelli enunciati dal discorso di Berlusconi nel '94. Siamo l'Italia che lavora in silenzio, che non urla e che ha la sua forza nel voto. Il centrodestra è possibile solo con grande area moderata, senza non si vince».

Ma il bipolarismo, così, non è a rischio?

«Più ci attaccano dicendo che avvantaggiamo la sinistra più vuol dire che

contiamo. La sintetizzerei così: non è facile per due giocatori di categorie inferiori marcare Totti che è sempre in grado di smarcarsi. Allo stesso modo, Berlusconi ha rimesso al centro del dibattito politico Forza Italia».

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