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"Baiardo calunniò Giletti". Confermati i domiciliari

Salvatore Baiardo ha calunniato Massimo Giletti e dunque deve restare ai domiciliari

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Salvatore Baiardo (foto) ha calunniato Massimo Giletti e dunque deve restare ai domiciliari. Nell'ingarbugliata storiaccia della presunta foto risalente agli anni '90 e che ritrarrebbe Silvio Berlusconi, il boss Giuseppe Graviano, e l'ex generale dei carabinieri Francesco Delfino - mai vista da nessuno, non si sa se contraffatta o manipolata, la cui esistenza non è mai stata confermata - arriva il verdetto della Cassazione. Che da un lato dà un po' di ragione ai pm della Dda fiorentina che indagano sui presunti mandanti occulti delle stragi del '93-'94, indagine aperta con il fascicolo 16.249 a fine 2022, dall'altro complica la situazione giudiziaria dell'ex manutengolo del boss di Brancaccio, che ha trascinato nel suo gorgo di illazioni e mezze verità il povero ex conduttore di Non è l'Arena (poi chiusa da La7, ufficialmente per un rapporto sproporzionato tra costi e audience). Il presentatore è l'ennesima vittima secondo i magistrati delle calunnie dell'ex gelataio di Omegna, mai accreditato come pentito e considerato inaffidabile persino dall'ex procuratore capo di Palermo Gian Carlo Caselli.

Baiardo avrebbe detto al giornalista di avere la foto che dimostrerebbe il legame tra il Cavaliere e il boss mafioso, gliel'avrebbe mostrata ma poi davanti al procuratore aggiunto di Firenze Luca Tescaroli e al pm Lorenzo Gestri, titolari dell'inchiesta sulle stragi di mafia, avrebbe negato qualsiasi cosa, mentendo ai magistrati «in modo quasi sistematico». D'altronde, Baiardo secondo i giudici è uno «che allude, dice e non dice, afferma e poi nega, gioca con le parole, un soggetto che ha dimostrato di sapere molte cose e che nel contempo non è attendibile». Secondo i magistrati di Firenze, una sorta di foto esisterebbe: «Sicuramente è stata fatta vedere aveva stabilito il tribunale - potrebbe essere un fotomontaggio o addirittura essere stata male osservata dal giornalista, per problemi di luce (l'ambiente in cui venne mostrata non era ben illuminato), o essersi egli sbagliato in ragione del breve tempo in cui gli venne mostrata, magari ingannato da tratti somatici simili a quelli delle persone che ha dichiarato di avere riconosciuto», ma tanto basta per costruire su questa ennesima illazione di Baiardo un altra indagine contro il Cavaliere, già considerato estraneo alle stragi di mafia in altri procedimenti ormai archiviati.

Le illazioni sui motivi della chiusura di Non è l'Arena da parte di Urbano Cairo (ascoltato dai pm lo scorso giugno) non convincerebbero i giudici, secondo cui «non sono emersi ragionevoli altri motivi per la chiusura, allarmante sul piano della libertà d'informazione e della tutela del giornalismo d'inchiesta», anzi la decisione repentina venne maturata «proprio quando veniva sviluppata l'inchiesta sui contatti tra Graviano e Berlusconi, cui Cairo era legato».

Canta vittoria il difensore di Baiardo, l'avvocato Carlo Taormina, secondo cui il provvedimento del Riesame (bocciato in prima istanza dal gip) resta comunque «congelato», in attesa che si definisca il giudizio su un altro capo di imputazione, la calunnia a un sindaco del Verbano) per cui è stato disposto rinvio proprio al Riesame.

La procura aveva chiesto la misura cautelare per Baiardo non solo per la calunnia nei confronti di Giletti ma anche per favoreggiamento nei confronti di Berlusconi e Marcello Dell'Utri, ma la richiesta era stata respinta dal gip.

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