Ancora una volta, il governo non ha fatto i conti con Bruxelles e si ritrova obbligato a ridimensionare gli slanci del premier Matteo Renzi. Alla vigilia della presentazione del Def, i dossier economici sono tre: tasse, pensioni e rimborsi agli obbligazionisti delle quattro banche salvate dal governo.Nonostante le indiscrezioni di fonte governativa filtrate nei giorni scorsi, oggi non è stato il giorno del decreto per i rimborsi. Non nella versione allargata che il premier sta cercando di fare passare. In sintesi, un aumento del fondo da 100 milioni e la previsione di un risarcimento per tutti. Ma nemmeno nella versione prevista, quella che attribuisce all'autorità anti corruzione di Raffaele Cantone il compito di condurre gli arbitrati e quindi decidere chi risarcire e chi no. Risultato, tutti scontenti. In particolare gli ex obbligazionisti delle vecchie Banca Etruria, Banca Marche, Carife e Carichieti e tutti quelli che nel governo stanno facendo pressione per fare approvare il decreto. In primo luogo il viceministro all'Economia, Enrico Zanetti. Il provvedimento doveva essere approvato, o quantomeno esaminato, al Consiglio dei ministri di ieri, ma è stato rinviato. Non c'è il via libera di Bruxelles.Le direttive Ue prevedono espressamente l'arbitrato e giorni fa, rispondendo a un'interrogazione del vicepresidente dell'Europarlamento Antonio Tajani, il commissario alla Concorrenza Margrethe Vestager, aveva confermato che il governo italiano era in trattativa per attivare questa procedura. Poi è spuntata la soluzione di un rimborso per tutti ed è arrivato lo stop dell'Ue. L'ostacolo è più nel merito che nel metodo. Mantenere gli arbitrati, magari a maglie larghe, sarebbe una strada più utile per i risparmiatori, ma meno efficace dal punto di vista della comunicazione. Bankitalia fa sapere che sarà un esperto indipendente a valutare in maniera definitiva il valore delle sofferenze cedute dalle 4 banche in risoluzione (Banca Marche, Carife, Crichieti e Etruria) alla bad bank.Sempre sulle banche è ancora tutta da definire la vicenda del termine entro il quale il governo avrebbe dovuto vendere le nuove banche, il 30 aprile, che non verrà rispettato. Giorgia Meloni ha chiesto al governo di rendere pubblici i documenti che concedono all'Italia la proroga a settembre.Con la Commissione sono aperti altri due fronti, legati alla presentazioni del Documento di economia e finanza. Quello della riforma delle pensioni, che l'esecutivo vorrebbe presentare con la prossima legge di Stabilità. E, soprattutto, i taglio dell'Irpef e dell'Ires al quale il governo sta lavorando da almeno un mese, scontrandosi con i dubbi del ministero guidato da Pier Carlo Padoan e i no della Commissione europea.È da interpretare in questo quadro l'annuncio di via XX Settembre di una nuova spending review. Pochi giorni fa lo stesso Padoan aveva detto che sarà molto difficile ricavare altri risparmi. Ieri una circolare della Ragioneria generale ha dato disposizioni ai ministeri di ridurre drasticamente le spese per consulenze, per acquisti di arredi per gli uffici e anche per servizi informatici. Tagli lineari che difficilmente possono essere presentati come una vera spending review.Il Consiglio dei ministri di ieri si è concentrato su altri temi. Risorse per l'edilizia scolastica (64 milioni).
Poi il superamento definitivo del Patto di stabilità interno, che vincola i bilanci delle autonomie locali a limiti sull'indebitamento. Verrà sostituito da un meccanismo che si basa sulle entrate fiscali di regioni, comuni e aree metropolitane.- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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