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Banche, il virus della crisi arriva alla Deutsche Bank. La Germania piega le Borse

Presi di mira i bond del gruppo tedesco: sale il termometro che misura i timori del crac. Anche Piazza Affari ko

Banche, il virus della crisi arriva alla Deutsche Bank. La Germania piega le Borse

«I mercati smettono di farsi prendere dal panico quando chi ci governa inizia a farsi prendere dal panico». A quanto pare, non è ancora il momento di applicare la massima di Michael Hartnett, lo strategist numero uno di Bank of America. Non almeno in Europa dopo la tempesta che ieri è tornata a squassare i mercati, imprimendo a fuoco il marchio del venerdì nero sui titoli bancari e in particolare su un altro anello debole dell'intera catena, quella Deutsche Bank rimasta impigliata per anni in scandali finanziari di natura assortita, quando i bilanci disastrati dal vizietto di inzupparli di titoli tossici avevano portato l'istituto a sfiorare più volte la nazionalizzazione. Nonostante un riassetto da lacrime e sangue teso a ridurre i costi e migliorare la redditività e malgrado i 10 trimestri consecutivi in utile, DB resta una sorvegliata speciale.

Così, non essendosi affatto rimarginate le ferite inferte alla fiducia degli investitori dal fallimento di Svb e dal salvataggio per mano pubblica di Credit Suisse (peraltro sotto la lente Usa, assieme a Ubs, per il sospetto di aver aiutato oligarchi russi ad aggirare le sanzioni), i mercati hanno cominciato ieri a picchiare duro proprio lì, su Deutsche. Poi, è venuto giù tutto il castello dei titoli bancari, mentre dal summit dei capi di Stato e di governo, riuniti a Bruxelles con presente la leader della Bce, Christine Lagarde («Il settore bancario dell'area dell'euro è forte: applicate a tutti le riforme normative concordate dopo la crisi finanziaria globale»), tracimavano parole rassicuranti quanto inutili. Presa una direzione, quella della picchiata collettiva che ha portato Piazza Affari a lasciare sul terreno il 2,2%, il mercato non l'ha più abbandonata. L'indice Stoxx 600 delle banche europee ha perso il 3,4%, Commerzbank il 6,6%, Bnp Paribas il 5%, Barclays il 4%. In sofferenza a Milano i big, con Intesa Sanpaolo e Unicredit arretrati, rispettivamente, del 2,4% e del 4%.

La fotografia più reale e impietosa del black friday è però quella che ritrae Deutsche Bank in ginocchio. E non solo per il crollo dei titoli (-8,6%), collassati in un mese di oltre il 30%. Segno di una presa di distanza via via crescente nei confronti dell'istituto guidato da Christian Sewing che ha nell'andamento dei Credit default swap (Cds) la spia dell'allarme rosso acceso. I derivati che danno la possibilità di coprirsi da un'eventuale insolvenza sul debito obbligazionario sono saliti ieri oltre i 200 punti base, il massimo dall'inizio del 2019, con un salto di quasi 60 punti in appena un paio di giorni. Fiutando il pericolo, il mercato non si fida: da un lato apre l'ombrello, dall'altro impallina i bond AT1 di Deutsche Bank, il cui prezzo è crollato contestualmente al balzo dei rendimenti sopra il 16%. Un accanimento forse ingiustificato? Stuart Cole, capo economista macro di Equiti Capital, non è d'accordo: «DB ha subìto varie ristrutturazioni e cambi di leadership nel tentativo di riportarla su una base solida, ma finora nessuno di questi sforzi sembra aver funzionato davvero».

Più in generale, i timori si concentrano sulla capacità del settore bancario di ripagare il credito subordinato. Con la decisione d'imperio di azzerare il valore di 16 miliardi di franchi di AT1, il Credit Suisse aveva già aperto una faglia, ma un altro colpo di maglio alla fiducia è stata la decisione delle tedesche Pfandbriefbank e Aareal Bank di non rimborsare alcuni titoli di questo tipo, preferendo continuare a pagare tassi più alti.

La situazione resta assai tesa anche sull'altra sponda dell'Atlantico. Prova ne è la riunione d'emergenza convocata ieri dal ministro del Tesoro, Janet Yellen, di quel Financial Stability Oversight Council di cui fanno parte, tra gli altri, la Fed e il Federal Deposit Insurance.

Vertice a porte chiuse, al riparo da occhi indiscreti che potrebbero misurare il livello di panico di un'America costretta a fare i conti con l'ennesima crisi finanziaria della sua storia.

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