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Bankitalia sposa la linea dell'euro-austerity: "No alla flat tax, meglio tassare le rendite"

Via Nazionale scettica sulle coperture, Pd in estasi. Leo: "Riforma nel 2024"

Bankitalia sposa la linea dell'euro-austerity: "No alla flat tax, meglio tassare le rendite"

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Bankitalia sposa la linea dell'euro-austerity: "No alla flat tax, meglio tassare le rendite"

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Se la tassa è flat, allora non si può. Molto meglio la vecchia ricetta: spostare l'imposizione dal lavoro alle rendite con una nuova patrimoniale. Lo ha ribadito ieri la Banca d'Italia in audizione sulla delega fiscale. Via Nazionale, d'altronde, è perfettamente «allineata» a Ue, Ocse e Fmi che da anni sposano sistemi fiscali a forte progressività in nome di un welfare che assista i più deboli. «Il modello prefigurato dalla delega come punto di arrivo - un sistema ad aliquota unica insieme a una riduzione del carico fiscale - potrebbe risultare poco realistico per un Paese con un ampio sistema di welfare, soprattutto alla luce dei vincoli di finanza pubblica», ha detto il capo del servizio Assistenza e consulenza fiscale della Banca d'Italia, Giacomo Ricotti marcando fortemente la necessità di valutare «attentamente gli effetti redistributivi». Perché il sistema fiscale deve essere come Robin Hood: colpire i ricchi per dare ai poveri o presunti tali. Cori di giubilo da sinistra. «Il re è nudo: la tassa piatta, ci porta dritti verso un drastico ridimensionamento delle risorse per la sanità, le pensioni, l'assistenza», ha chiosato il responsabile Economia del Pd Antonio Misiani.

Ricotti ha poi sottolineato che «la sfida sarà tradurre in pratica i principi cui si ispira la delega tenendo insieme i vincoli di bilancio pubblico, l'equità orizzontale e verticale» in quanto «l'estensione dei regimi sostitutivi (come la cedolare secca o la flat tax dei professionisti; ndr) potrebbe ridurre l'equità del sistema». Il tecnico di Bankitalia ha anche osservato come la flat tax «rappresenterebbe un unicum tra i sistemi in vigore nelle maggiori economie avanzate», essendo stato adottato «in prevalenza da economie in transizione o in via di sviluppo» (23 Paesi su 225 analizzati di cui solo 14 con l'aliquota unica tra cui Armenia, Estonia, Ucraina e Romania). Sono Paesi, ha ricordato, «con una contenuta pressione fiscale e sistemi di welfare di dimensione limitata». In pratica, la flat tax limiterebbe l'assistenza pubblica e dove c'è welfare non c'è la flat tax. Il che non è un assurdo perché l'aliquota unica «obbliga» i contribuenti a provvedere responsabilmente - tramite sistemi assicurativi - alle proprie necessità previdenziali e assistenziali senza metterle a carico della collettività.

Bankitalia ha infine evidenziato la necessità «che la delega trovi le opportune coperture: molti degli interventi prefigurati comporteranno perdite di gettito e al momento coperture sono previste solo per il superamento dell'Irap attraverso la nuova sovraimposta all'Ires», mentre «non è chiaro né quali incentivi fiscali saranno oggetto della razionalizzazione». Ecco perché sarebbe opportuno «nell'ottica dello stimolo alla crescita» spostare «l'onere tributario dai fattori produttivi (lavoro e capitale) alle rendite e ai consumi». Dunque, più patrimoniali e più Iva sui beni voluttuari. Il viceministro dell'Economia, Maurizio Leo, comunque non cambia rotta.

«Se tutto andrà come previsto, potremmo avere la delega prima della pausa estiva e i primi provvedimenti a inizio 2024, assicurando le necessarie coperture», ha detto.

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