Cronache

La barbara dietrologia degli sciacalli No Vax

Negli anni di piombo ogni attentato terroristico veniva salutato con soddisfazione dalla zona grigia simpatizzante per le Br

La barbara dietrologia degli sciacalli No Vax

Negli anni di piombo ogni attentato terroristico veniva salutato con soddisfazione dalla zona grigia simpatizzante per le Br. Quelli che si credevano più intelligenti però si chiedevano cosa ci «fosse dietro», chi avesse realmente organizzato l'azione, quale complotto del «potere» tutto questo celasse. Di analoga barbarie dal volto inumano intrecciata con complottismo abbiamo sentito l'olezzo sui social nelle ore precedenti e successive alla morte di David Sassoli. Chi gioiva, chi vi vedeva il karma o una giusta vendetta, chi chiedeva al governo di dire la verità, di chiarire le «vere» ragioni della sua malattia e della sua morte: cioè a causa del vaccino, secondo loro. Mentre infatti gli estremisti rossi esultavano per l'uccisione di un poliziotto (spesso proletario) in quanto «nemico di classe», per i no vax il mite Sassoli era invece un nemico biopolitico. Lo odiavano perché si era vaccinato. E, secondo la mentalità complottista, egli sarebbe morto proprio in reazione al vaccino. Ovviamente non vi sono elementi neppure per ipotizzare questo nesso ma i no vax sui social hanno da tempo lanciato un hashtag #nessunacorrelazione: spulciano le notizie di morte quotidiane e il nome di chiunque, purché non trapassato per incidente stradale, viene sbattuto in rete dando per certo il vaccino come killer. Una follia e una totale mancanza di pietas nei confronti del defunto. E se in questo macabro gioco si dilettano con gli anonimi, figuriamoci con una personalità come Sassoli.

Umberto Eco riteneva che i social hanno regalato la parola agli imbecilli, che prima potevano parlare solo all'osteria. Ma lì almeno ci mettevano la faccia, mentre sul web sono spesso mascherati. Questo fa capire il livello di mostruosità, sotto copertura dell'anonimato. Le nozioni psicologiche e morali non sono tuttavia sufficienti per spiegare fenomeni di minoranza certo, ma non cosi sparute.

Ci aiuta la categoria di anomia, introdotta dal grande sociologo francese Emile Durkheim alla fine dell'Ottocento: cioè l'assenza di norme sociali, valori e tradizioni, che produce individui sradicati, privi di legami sociali. In questo contesto si generano violenza da un lato e forme di paranoia sociale dall'altro. I picchi di anomia si raggiungono durante e dopo grandi crisi, come le guerre o appunto le epidemie. Non tutti i no vax, per fortuna, sono cosi mostruosi da far sciacallaggio sulla morte di Sassoli. Ma diciamo le avanguardie sì, dal tono truculento e volgare dello sprovveduto a quello apparentemente più meditato dell'intellettuale no vax.

Un mondo che esiste, certo, ma politicamente da schivare come la peste.

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