Cronaca nera

Il barcone si spezza: è strage di migranti. Morti bimbi e neonati. "Più di cento affogati"

Le onde alte affondano i corpi. Li sbattono sul fondale e li scaraventano contro gli scogli

Il barcone si spezza: è strage di migranti. Morti bimbi e neonati. "Più di cento affogati"

Le onde alte affondano i corpi. Li sbattono sul fondale e li scaraventano contro gli scogli. La corrente li trascina via. Lontano dal sogno di rifarsi una vita. Il Mediterraneo torna a essere un cimitero. Si stima siano un centinaio i morti dell'ultima tragedia del mare registratasi ieri dinanzi alle coste calabresi di «Steccato» di Cutro (Crotone), ma si spererà fino all'ultimo di trovare qualcuno ancora vivo, anche se, purtroppo, sembra impossibile. I morti finora recuperati sono 59, tra cui 2 gemellini di pochi anni, un neonato di 6 mesi, un bimbo di 8 anni. Si pensa che siano almeno una ventina i bimbi dispersi.

I corpi, trovati anche lontano dai luoghi della tragedia, sono stati portati al PalaMilone, il palazzetto dello sport di Crotone. Tra i relitti c'era anche il documento di un soggetto non ancora rintracciato. I superstiti sono 81. Di questi, 21 sono stati condotti in ospedale, uno in gravi condizioni in Rianimazione. Gli altri sono al Cara di Isola Capo Rizzuto. Non è ancora chiaro quanti passeggeri ci fossero sul barcone in legno di tipo caicco. Inizialmente la Guardia costiera di Reggio, che sta coordinando le attività di ricerca e soccorso in mare, parlava di 120 persone. Secondo alcuni testimoni erano 180, altri sostengono 250, provenienti da Iraq, Iran, Afghanistan e Siria. Quello partito 4 giorni fa da Izmar, in Turchia, era uno dei tanti viaggi della speranza che segue la rotta turca. E chissà che i trafficanti del mare, che hanno fatto salpare il barcone malgrado le previsioni del tempo dessero un netto peggioramento a breve, non abbiano pensato di rischiare di sacrificare questa gente per indurre il governo italiano a ridare alle Ong il via libera di ciondolare in mare per trasbordare migranti fino alla saturazione. La polemica si è innescata e le Ong chiedono una missione europea di ricerca e soccorso. Inoltre, il natante è passato dalla Grecia. Qualcuno potrebbe aver fatto finta di non vedere nella consapevolezza che l'Italia sarebbe intervenuta? Sono momenti concitati in cui i soccorritori non si danno per vinti e lottano contro il tempo che scorre inesorabile, facendo scemare le probabilità di ritrovare qualcuno, vivo o morto. Lottano con le emozioni: la gioia di aver salvato un naufrago, il dolore per i tanti morti e per lo strazio di chi resta. Lottano contro mare grosso e venti sferzanti. Mentre le onde restituiscono pezzi della barca e qualche corpo ancora. Il barcone sul quale si sono avventurati i migranti non ha retto alle onde e si è spezzato, forse scagliato sugli scogli. Qualcuno parla di uno scoppio.

Secondo il Reparto operativo aeronavale della Guardia di finanza di Vibo Valentia (Roan), il natante era stato avvistato la sera prima da un velivolo Frontex a 40 miglia dalle coste crotonesi. Alla ricerca dell'imbarcazione sono partiti la vedetta V.5006 della Sezione operativa navale Gdf di Crotone e il Pattugliatore veloce P.V. 6 «Barbarisi» del Gruppo aeronavale Gdf Taranto, che hanno sfidato le condizioni proibitive del mare. L'immediata attivazione del dispositivo non ha dato, però, gli esiti sperati, perché le Fiamme gialle hanno dovuto far rientro «considerate le difficili condizioni meteomarine e l'impossibilità di proseguire ulteriormente in sicurezza». Tutte le forze dell'ordine sono state, a quel punto, coinvolte lungo le direttrici di probabile sbarco lungo la costa. A far scattare l'allarme è stata, intorno alle 4 del mattino di ieri, una telefonata anonima in uno stentato inglese. Gli operatori hanno allertato le forze dell'ordine. Poco prima delle 5, un pescatore ha notato i resti del barcone e alcuni corpi in acqua. La Guardia costiera ha inviato due motovedette Sar classe 300 provenienti da Crotone e Roccella Jonica e un elicottero AW 139 dalla Base Aeromobili di Catania. Molti migranti non sapevano nuotare, altri non sono riusciti a restare a galla mentre le onde si accanivano sui loro corpi, mandandoli giù. Alcuni sono riusciti a nuoto a raggiungere la riva, altri sono stati salvati. In queste ore è al lavoro un team di sub della Guardia costiera di Messina e mezzi aeronavali di diverse forze di polizia. Le indagini hanno già portato all'individuazione di uno scafista turco accusato di omicidio e disastro colposi e favoreggiamento dell'immigrazione clandestina.

Si indaga su un possibile complice.

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