Bardella premier, coalizione moderati o addio di Macron: le ipotesi dopo il voto

Il Rn (nonostante i sondaggi) punta alla maggioranza. Le idee alternative

Bardella premier, coalizione moderati o addio di Macron: le ipotesi dopo il voto
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Tre sondaggi pubblicati dopo le «desistenze» anti Rn vedono allontanarsi il sogno di un'investitura di massa per i lepenisti. Proiezioni unanimi: nessuna maggioranza assoluta, secondo vari istituti, per il Rassemblement national e suoi alleati. Ma come accadde nel 2022, l'errore è dietro l'angolo. Specie se si prende per buono quanto rileva l'Ifop per il Figaro. E cioè che circa la metà dei francesi spera in una maggioranza che abbia le condizioni per governare. Qualunque essa sia, basta che esca chiaramente dalle urne. Ecco allora che gli scenari si moltiplicano, come le manovre; di palazzo e non solo. Dopo le 218 desistenze in chiave anti Bardella premier, che hanno tolto di mezzo i terzi classificati con inviti a convogliare i voti sul candidato meglio piazzato contro i lepenisti, l'Ifop attribuisce al Rn tra 210 e 240 seggi. Risultato stimato insufficiente per rivendicare la vittoria, ma non per provare ad allargare la maggioranza.

Immergersi nel rebus francese di queste ore è però un azzardo pari a quello compiuto da Macron con lo scioglimento dell'Assemblée. I sondaggisti raccolgono elementi. E c'è una riserva di voti insondabile. L'Ifop spiega che per il 40%, il Rn è percepito tra i due poli come il più attaccato ai valori democratici, molto più avanti della France Insoumise (24%), mentre il restante 36% ritiene che nessuno dei due campi soddisfi questo criterio. Al contrario, la France Insoumise di Mélenchon sembra preoccupare il 44% degli elettori. E perfino François Ruffin, che ieri ha dato l'addio così: «La nostra democrazia merita di meglio» di questo partito. Lui, che nel suo piccolo è un leader con seguito, sbatte la porta «per far qualcos'altro con gli amici comunisti, ecologisti». Non però una grande coalizione.

Intanto il pezzo moderato del puzzle della gauche, Raphaël Glucksmann, prova a tranquillizzare: il caos evocato da Le Pen in caso di ammucchiata macroniana e sinistre («il partito unico di chi vuol mantenere il potere contro la volontà del popolo», l'ha definito ieri «BleuMarine») è dovuto piuttosto alla vittoria del Rn che alla mancanza di maggioranza chiara. Ma più di qualcuno potrebbe non seguirlo nello scenario che aprirebbe all'incertezza totale. E votare Rn in nome della stabilità annullando l'effetto di una parte delle desistenze.

Cinque scenari rimbalzano nel flipper francese: 1) il Rn ottiene i 289 deputati, e a quel punto Bardella sarebbe certamente premier in una coabitazione nuova tutta da sperimentare; 2) il Rn non ha la maggioranza assoluta ma la sfiora, e trattando su programma e incarichi riesce a raggiungerla con aggiunte neogolliste e indipendenti, e anche così Bardella può governare tranquillo; 3) il Rn è molto lontano dalla maggioranza assoluta, e a quel punto, con la regia eventuale del presidente della Repubblica, si va verso la formazione di una coalizione dei moderati in Assemblée, cercando una figura non connotata dall'estrema sinistra, per esempio la verde Marine Tondelier. Certo, si spaccherebbe il Nuovo fronte popolare, ma ci sarebbe un esecutivo politico, pur nel paradosso che vedrebbe governare un centrosinistra posticcio in un Paese che vira e vota a destra; 4) il Rn esce dal voto di domenica molto lontano dalla maggioranza assoluta. A quel punto sarebbe quasi certamente l'uscente Attal a gestire gli affari correnti da Matignon, orientando il sistema verso un governo tecnico sugli esempi italiani, e si fanno già alcuni nomi. Quinto scenario, non del tutto escluso: le dimissioni di Macron.

Lui ha

voluto azzardare. E se dalle urne non c'è una risposta chiara sarebbe sua la responsabilità dello stallo. Potrebbe lasciare come assunzione di responsabilità, anziché condannare la Francia alla «palude». O all'ammucchiata.

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