Barnier strizza l'occhio alla destra: ecco il ministero dell'immigrazione

Il premier incaricato cerca di assicurarsi i voti di gollisti e Le Pen, ma fa infuriare la sinistra. Socialisti sulle barricate, manca il programma

Barnier strizza l'occhio alla destra: ecco il ministero dell'immigrazione
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L'entourage di Michel Barnier ha svelato l'orientamento del nascituro governo: «Controllare i flussi migratori con misure concrete». Priorità all'immigrazione, insomma. E ipotesi di un ministero ad hoc. Il neo premier è però atteso alla prova del programma, da scrivere e concordare con i potenziali alleati. Almeno 20 miliardi da trovare per la Finanziaria («La sfida più urgente, la più difficile», per Barnier) e idee di destra da far digerire all'ala sinistra dei macroniani. Lunedì ha ribadito a Macron indipendenza d'azione. Solo il 18% dei francesi dichiara apprezzamento per il presidente. Via libera dunque alla rupture. Ieri ha incontrato i parlamentari macroniani per capire se accetteranno la linea di rottura col passato, che però strizza l'occhio ai lepenisti, pur lasciati fuori da ogni ipotesi di ingresso nel governo, al pari dell'estrema sinistra e dei verdi che sabato erano in piazza.

Dopo le indiscrezioni sull'immigrazione, i socialisti hanno rifiutato di incontrare Barnier, aperto a personalità della gauche. Il programma non l'ha ancora scritto. È una sagoma disegnata attorno a un incarico. E se da destra è chiamato rapidamente a dar prova di coerenza, visto che due anni fa alle primarie neogolliste presentò un manifesto che sembrava copiato dal Rassemblement national, l'ala gauche dei macroniani lo guarda ora con sempre maggior circospezione. La storia di partito lo colloca nell'ala destra dei Républicains: era l'uomo della moratoria sull'immigrazione. Criticò duramente la Corte di giustizia Ue chiamando a «riacquistare sovranità giuridica» sui ricorsi. Aveva pure proposto un referendum sull'immigrazione (idea dal copyright lepenista), quote annuali sui visti, restrizione dell'accesso all'assistenza sociale per gli stranieri e in certi casi l'abolizione dell'Assistenza sanitaria statale (Ame) «salvo emergenza».

Il premier ha già sondato certi prefetti. Il reclutamento per individuare un ministro sarebbe dunque in corso, come il casting per capo di gabinetto e consiglieri. Tutta la destra spinge per il ritorno a un ministero insito nel Dna di un passato, mai davvero passato: è stato infatti il forcing di Sarkozy a portare Barnier a Matignon quando sembrava avvantaggiato l'ex socialista Cazeneuve. E Barnier sembra muoversi proprio sul solco tracciato dall'ultimo capo di Stato di destra della V Repubblica. Il ministero dell'Immigrazione, Integrazione, Identità Nazionale fu creato nel 2007 dall'allora inquilino dell'Eliseo, col governo Fillon, prima d'esser soppresso nel 2010. La crisi delle banlieues del 2005 spinse Sarko all'azione, e all'Eliseo arrivò proprio grazie a quella rupture che oggi rivendica Barnier. Costretto però dai numeri anche a rassembler, unire. A un anno dalla nuova legge immigrazione, una delle incompiute dell'Eliseo, il tema è esplosivo per Ensamble: i 99 deputati macroniani fondamentali per governare. Meglio parlare di scuola e ospedali, cercare misure di appeasement, avverte Agnès Pannier-Runacher, ministra uscente dell'Agricoltura. Un altro dimissionario, Roland Lescure, parla «incompatibilità» con eventuali personalità della squadra.

E lancia la «maggiopposizione», crasi tra maggioranza e opposizione per sostenere Barnier con paletti e linee rosse. «Non bisogna dare il sostegno per acquisito, oltre ai doveri abbiamo anche diritti», taglia corto Attal, capo della compagine. «L'inazione non è più un'opzione», replicano i neogollisti.

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