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Batteri sempre più forti e sempre meno antibiotici

L'Oms: presto potremo rischiare la vita per malattie un tempo curabili. E intanto la tubercolosi dilaga

Batteri sempre più forti e sempre meno antibiotici

Roma - Il peggiore incubo di chi ha come compito quello di prevenire e curare ha un nome ben preciso: «Resistenza agli antibiotici». Tanto che l'Organizzazione mondiale della sanità ha lanciato un allarme planetario che così può essere sintetizzato: «Gli antibiotici in circolazione hanno scarsa efficacia e non si riesce a produrne di nuovi e più efficaci perché i batteri si stanno evolvendo, diventando sempre più forti».

Negli ultimi lustri - questo il monito dell'Organizzazione mondiale della sanità, sintetizzato in uno studio dedicato proprio alla linee guida per i nuovi antibiotici - si è fatto un uso proditorio degli antibiotici. Diciamo che i medici hanno concesso troppo spazio a questo tipo di profilassi. Con il risultato che i «pazienti» hanno progressivamente abbassato la soglia della propria capacità di resistenza ai batteri. «L'aumento della resistenza antimicrobica - si legge nel rapporto - e il numero limitato di nuovi farmaci potrebbero favorire la diffusione di gravi malattie. Su cinquantun molecole in sperimentazione, infatti, solo otto offrono soluzioni per il contrasto ai batteri che non rispondono alle terapie esistenti».

E chi vede nero, in questo caso, è proprio il direttore generale dell'Oms Tedros Adhanon Ghebreyesus. Lo scienziato eritreo nella prefazione al rapporto usa termini inequivocabili. «La resistenza antimicrobica - scrive - è un'emergenza sanitaria globale. Un fattore, questo, che pregiudicherà in maniera consistente i progressi della medicina moderna». Ci sono infezioni, tra cui anche la tubercolosi, spiega il medico africano, che sono sempre più forti e contro le quali bisogna agire mettendo a disposizioni maggiori investimenti per la ricerca farmaceutica. «Altrimenti - questo il punto più duro da digerire della sua prefazione - saremo costretti a ritornare a un momento in cui le persone temevano infezioni comuni e rischiavano la vita anche per interventi di chirurgia minore».

Entrando nel cuore della relazione, i ricercatori dell'Oms hanno censito dodici classi di «patogeni prioritari» (alcuni dei quali capaci di causare infezioni comuni come la polmonite e le più classiche infezioni delle vie urinarie) che si stanno mostrando sempre più resistenti agli antibiotici in circolazione. E per combattere i quali, quindi, si dimostrano necessari e urgenti nuovi trattamenti. Per fare soltanto un esempio, la tubercolosi (nella lista dei «patogeni prioritari») uccide ogni anno 250mila persone in tutto il mondo. «La ricerca soffre di una grave carenza di fondi - lamenta Mario Raviglione, responsabile del Programma Oms per la lotta alla tubercolosi -. Da settant'anni a questa parte, infatti, sono stati messi sul mercato solo due nuovi antibiotici contro la tubercolosi». Secondo le stime di Raviglione servono 800 milioni di dollari l'anno per finanziare la ricerca su nuovi farmaci». «Le aziende farmaceutiche e i ricercatori - gli fa eco l'australiana Suzanne Hill, che presso l'Oms dirige il reparto di Medicinali essenziali - devono concentrarsi urgentemente sui nuovi antibiotici contro alcuni tipi di infezioni estremamente gravi, capaci di uccidere i pazienti in pochi giorni, perché non c'è alcuna linea di difesa».

I nuovi farmaci comunque

non bastano. L'Organizzazione mondiale della sanità sta anche sviluppando un programma di linee guida sull'uso più corretto e meno estensivo degli antibiotici stessi, sia per le persone che per gli animali da allevamento.

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