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Bavaglio a Molinari, il Colle condanna

I violenti impediscono l'evento col direttore di "Repubblica" a Napoli. Solidarietà bipartisan

Bavaglio a Molinari, il Colle condanna

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Zittito anche Molinari, al grido di «Fuori i sionisti dalle università»!». La scia dell'odio si allunga e si intensifica. Ieri mattina è toccato al direttore di Repubblica, cacciato dall'Università Federico II di Napoli da un manipolo di studenti (o sedicenti tali) dell'estrema sinistra. Nella facoltà di Ingegneria, Molinari avrebbe dovuto partecipare col rettore Matteo Lorito a un dibattito sul «Ruolo della cultura nel contesto di un Mediterraneo conteso». «Accusato» di essere «un sionista» - sostantivo di cui i collettivi perlopiù ignorano il significato - è stato invece contestato da una quarantina di intolleranti, che si sono pure lamentati perché è stato impedito loro di «entrare e contestare lecitamente in un luogo del sapere la presenza sionista». Ci sono stati spintoni e tensione fra i gruppettari e le forze di polizia e l'evento è saltato.

L'episodio ha indotto a intervenire il capo dello Stato, Sergio Mattarella, che nel primo pomeriggio ha telefonato a Molinari esprimendogli solidarietà. «Il presidente - si legge in una nota ufficiale del Quirinale - ha aggiunto che quel che vi è da bandire dalle Università è l'intolleranza, perché con l'Università è incompatibile chi pretende di imporre le proprie idee impedendo che possa manifestarle chi la pensa diversamente». Un messaggio che deplora l'aggressione è arrivato dai presidenti di Camera e Senato, e altri ancora da tutto lo schieramento politico, da Fdi ai 5 Stelle. «Violenza e sopraffazione non possono trovare spazio all'interno dei nostri atenei» ha detto la ministra per l'Università Anna Maria Bernini. E purtroppo, invece, accade sempre più spesso che proprio le facoltà siano l'epicentro dell'odio, che in questo momento è odio contro Israele e contro i suoi amici, od odio contro gli ebrei in quanto tali (salvo quelli che prendono le distanze dal governo di Israele).

«Inconcepibile e inaccettabile», la «violenza di un gruppo di facinorosi», a Napoli, anche per i presidenti dell'Unione delle comunità ebraiche italiane, Noemi Di Segni, e delle Comunità di Roma e Milano, Victor Fadlun e Walker Meghnagi. «Se prevale l'antisemitismo, è una sconfitta per tutti» dicono.

E il timore è che, almeno nelle piazze e nelle università gli antisemiti prevalgano. È successo a Firenze col blitz contro Elisabetta Fiorito e il suo libro su Golda Meir, alla Sapienza di Roma con la cacciata di David Parenzo, e l'8 marzo con l'aggressione verbale contro la giovane che ha provato a ricordare le donne israeliane ostaggio di Hamas. Tutti colpevoli in quanto «sionisti», per questa vulgata contestataria che miscela vecchi miti comunisti e nuove suggestioni. La comunità ebraica di Milano parla di un uso di «parole malate» e vede «risorgere la belva antisemita». Dunque avverte: «Nella storia è già successo che parte della società si radicalizzasse fino ad arrivare a gesti folli» e chiede che partiti e istituzioni «alzino la voce» per «isolare gli intolleranti», «prima che la violenza verbale diventi fisica».

«Sono pronto al dialogo con i manifestanti di Napoli su qualsiasi tema, nel rispetto della libertà di opinione garantita dalla Costituzione» ha detto Molinari.

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