La Bce ha annunciato nuove misure per smaltire gli stock di crediti deteriorati - i cosiddetti non performing loans - delle banche dell'Eurozona. La Vigilanza guidata da Danieel Nouy fisserà aspettative sul provisioning degli Npl (ovvero gli accantonamenti per la copertura dei crediti deteriorati) specifiche per ogni banca.
La decisione fa seguito al lavoro già fatto per la riduzione delle sofferenze «e crea una cornice rilevante per proseguire il dialogo», viene sottolineato, assicurando che nell'ambito dell'approccio la vigilanza bancaria Bce «si impegnerà ulteriormente con ogni banca per definire le aspettative sulla supervisione». La Bce aggiunge anche che «il lavoro fatto finora ha determinato progressi significativi per la riduzione» dei crediti deteriorati, tuttavia «l'attuale livello aggregato rimane troppo alto se paragonato agli standard internazionali» e «ulteriori sforzi sono necessari».
Oltre il 60% della riduzione delle sofferenze creditizie avvenuta negli ultimi quattro anni ha avuto luogo nel 2017. Nel 2014, i bilanci bancari avevano nella zona euro circa 1000 miliardi di deteriorarti, alla fine del 2017 sono scesi a circa 670 miliardi. Insomma, i compiti a casa sono stati fatti ma ancora qualche banca europea rischia di essere «rimandata a settembre».
E il giro di vite annunciato nel 2017 con il famigerato «addendum» sbattuto fuori dalla porta del credito dopo il lungo braccio di ferro della Nouy con il Parlamento Europeo, potrebbe rientrare dalla finestra per gli attori più deboli del sistema bancario.
Per quanto ci riguarda, i crediti deteriorati italiani valgono di più di quelli delle banche tedesche e inglesi e gli istituti italiani hanno in pancia meno derivati. La reazione di Bankitalia al nuovo pressing di Francoforte è stata, infatti, flemmatica: l'approccio della Vigilanza europea «tiene conto delle specificità delle singole banche» in modo da individuare «un percorso graduale e sostenibile» per individuare i livelli di accantonamento sui crediti, hanno sottolineato fonti di via Nazionale. Definendo l'approccio di madame Nouy come un «punto di incontro» tra la necessità «di mantenere il rigore su un tema rilevante per la riduzione dei rischi complessivi del sistema bancario europeo e quello di tenere conto della specificità dei singoli istituti».
La squadra di Ignazio Visco, viene infine assicurato, continuerà a lavorare con la Bce «per monitorare gli ulteriori progressi delle banche» su questo percorso di riduzione.
Le antenne di Strasburgo, però, restano alzate: «Continueremo a impedire che ci siano invasioni di campo da parte di terzi che non sono legislatori.
Io continuerò a vigilare affinché la banca centrale, attraverso il suo organismo di vigilanza, continui a svolgere i suoi compiti in base alla legge e non in base ai desiderata di qualcuno che sono contro le norme», ha promesso il presidente dell'Europarlamento, Antonio Tajani, lo scorso 27 giugno.CC
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