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La benzina torna a volare. I sauditi alzano il prezzo

Petrolio di nuovo ai massimi. I nuovi equilibri con l'Eni in Venezuela e l'India che va dai russi

La benzina torna a volare. I sauditi alzano il prezzo

L'oro nero rivede i 120 dollari con importanti riflessi alla pompa dove i prezzi tornano a due euro al litro. A spingere all'insù le quotazioni la ripresa della domanda da parte della Cina, che riemerge dal lockdown, e la mossa dell'Arabia Saudita che ha alzato il prezzo ufficiale di vendita del suo greggio leggero (Light crude) in Asia e nell'Europa nord-occidentale. Una decisione presa nonostante la decisione dell'Opec+ di incrementare la produzione nei prossimi due mesi di 648.000 barili al giorno. E un indicatore di quanto sia al momento scarsa l'offerta.

Così, il Brent è volato sopra quota 121 dollari per poi cedere un po' terreno e il Wti che è salito in Asia sopra 120 dollari al barile e attualmente viaggia leggermente sotto questa quota. Un quadro che si complicherà nei prossimi giorni con il petrolio pronto a una serie di sedute molto volatili per i grandi cambiamenti geopolitici mondiali che stanno avvenendo intorno all'oro nero.

Sul fronte petrolifero stanno nascendo due schieramenti: da una parte quello europeo, con l'apertura degli Usa al greggio del Venezuela, e dall'altra quello filo russo con l'India che, dopo la Cina, si è schierata con Mosca. Difficile al momento capire come questo influirà sui prezzi.

ll Venezuela è il paese che dispone delle riserve di greggio più grandi del mondo (303 miliardi di barili) ma ha una produzione modesta, appena 570mila barili al giorno, precipitata a causa di sanzioni e crisi economica dagli oltre 2 milioni del 2017. Per danneggiare la Russia, la Casa Bianca ha deciso di riabilitare il presidente Nicolas Maduro dando il via libera ad Eni e Repsol di dirottare verso l'Europa carichi venezuelani che altrimenti finirebbero in Cina, paese che attualmente compra circa il 70% del petrolio del paese sudamericano. Sia Eni, sia Repsol erano già presenti in Venezuela con una serie di joint ventures, ma al momento non forniscono indicazioni sulla quantità di greggio che importeranno verso l'Ue.

Di contro ieri l'India ha avviato interlocuzioni con il colosso statale russo Rosneft per raddoppiare le sue importazioni di petrolio da Mosca. Il greggio russo viene venduto con sconti significativi (20-30 dollari al barile) rispetto ai prezzi di mercato. Pochi giorni fa il ministro degli Esteri indiano Subramanyam Jaishankar ha affermato: Non è che noi cerchiamo apposta il petrolio russo. Prendiamo quello che costa meno. Sarebbe ora che gli europei la smettessero di pensare che i problemi loro siano problemi del mondo e che i problemi del mondo non siano affari loro. Da mesi India e Cina hanno aumentato i loro acquisti da Mosca. I dettagli su volumi e prezzi sono ancora in fase di negoziazione con le banche indiane che dovranno erogare i finanziamenti per gli acquisti dei carichi. La novità è che le raffinerie indiane acquisteranno sempre più direttamente dai fornitori russi senza affidarsi ad intermediari come Glencore o Trafigura, rimaste sotto sanzioni.

Tra fine febbraio e maggio le raffinerie indiane hanno comprato 40 milioni di barili di greggio russo, il 20% in più rispetto agli acquisti di tutto il 2021.

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