Berlusconi ai suoi: "Ferma condanna. Mi attivo per la pace e salvare vite umane"

L'ex premier non interviene ma confida le sue mosse. I partiti si stringono intorno al governo contro l'invasione. Scontro Salvini-dem, il leghista: "Uomo piccolo chi usa la tragedia"

Berlusconi ai suoi: "Ferma condanna. Mi attivo per la pace e salvare vite umane"

Non è tempo di distinguo. Di fronte allo scoppio del conflitto in Ucraina, le forze politiche italiane si stringono attorno a Mario Draghi e condannano l'invasione delle truppe russe. La reazione è corale, nonostante il Pd provi a giocare la carta della polemica politica, aprendo un fronte interno alla maggioranza con Matteo Salvini. E anche da Silvio Berlusconi, nonostante la storica amicizia personale con Vladimir Putin, arriva un segnale e una presa di posizione chiara. Parlando con i suoi il presidente di Forza Italia esprime una «ferma condanna e preoccupazione per l'uso della violenza, che non è mai una soluzione. È un salto indietro di più di vent'anni, a prima del vertice di Pratica di Mare. Sto mettendo le mie e le nostre relazioni internazionali al servizio della pace, per salvare vite umane e arrestare la distruzione in Ucraina, ma anche per difendere l'Europa e i cittadini europei dalle possibili conseguenze economiche del conflitto». La volontà è quella di fornire un contributo concreto, non a caso Berlusconi parteciperà alla sessione plenaria straordinaria del Parlamento europeo convocata per martedì per discutere della crisi in Ucraina.

La scintilla polemica viene invece accesa in mattinata da Emanuele Fiano. «Non è certo questo il momento di condanne generiche. Bisogna condannare senza se e senza ma l'aggressione decisa da Putin. Una volta tanto anche Salvini dovrebbe essere chiaro e netto su questo senza tentennamenti» dichiara il deputato democratico. E anche Enrico Letta chiede che «l'Italia condanni senza ambiguità l'attacco. I comodi terzismi sono stati spenti dalle bombe di Putin; ora è o di qua o di là». In filigrana anche nelle parole di Letta è facile leggere il riferimento al Carroccio. Matteo Salvini replica condannando «ogni aggressione militare», auspicando «l'immediato stop alle violenze» e dichiarando pieno «sostegno a Draghi per una risposta comune degli alleati. Se qualcuno usa per polemica politica italiana, per beghe interne, una tragedia, dimostra di essere un piccolo uomo». Dura anche la condanna di Giorgia Meloni: «Inaccettabile attacco bellico su grande scala della Russia di Putin contro l'Ucraina». Pd e Lega si dividono anche sulle location dei sit-in. Letta annuncia una manifestazione davanti all'ambasciata russa, Salvini sceglie di portare solidarietà a quella ucraina. «Ogni iniziativa che porta parole di pace ha la nostra adesione. La guerra è troppo brutta per divisioni fra partiti». E una stoccata al Pd arriva anche dai capigruppo leghisti Riccardo Molinari e Massimiliano Romeo. «Fare polemica sul nulla quando Salvini e tutta la Lega sono stati chiarissimi sull'aggressione russa è davvero patetico e controproducente. Draghi non ha bisogno di partiti isterici e litigiosi che meschinamente sfruttano la guerra per miseri tornaconti elettorali». La Lega fa anche sapere che non rinnoverà l'accordo di cooperazione siglato il 6 marzo del 2017 con Russia Unita, un accordo in scadenza, «rimasto sulla carta» che non ha «mai prodotto una collaborazione concreta». E alla fine Enrico Letta rinfodera la spada: «Credo sia stato positivo che Salvini abbia condannato l'attacco. Non voglio fare polemiche, qui stiamo cercando di difendere un principio di democrazia».

Chi sceglie un approccio improntato alla responsabilità è Giuseppe Conte. «Non è il momento delle divisioni interne, una crisi internazionale di questa portata è un banco di prova importante per la politica» dice il leader M5s che ha comunicato questo invito agli altri leader, parlando al telefono con Enrico Letta, Roberto Speranza, Matteo Salvini, Antonio Tajani e Giorgia Meloni. Matteo Renzi lancia invece una proposta: «Giusto condannare la Russia ma servono anche risposte. Credo che Nato e Ue debbano agire insieme, parlando con una voce sola. Un inviato speciale che dimostri a Putin la forza e l'unità dell'Occidente. Il nome? Angela Merkel. L'unica autorevole e credibile per fermare la strage».

Lo stesso Renzi fa sapere di essersi dimesso questa mattina dal board di Delimobil, società russa di car-sharing. Azioni simboliche che testimoniano di una comune volontà: quella di spazzare via, almeno fino al termine della crisi ucraina, qualsiasi ambiguità.

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