Berlusconi, piano sicurezza: «Legittima difesa da rivedere»

Il Cavaliere a «Cartabianca»: «La legge della sinistra è ridicola. E andranno espulsi 600mila clandestini»

A Cartabianca, suRai3, Silvio Berlusconi è ospite di Bianca Berlinguer, che lo presenta così: «Un uomo che 5 anni fa veniva considerato uno spettro nero in Europa e oggi invece appare come l'argine alla deriva populista».

Alla prima domanda sulla sua salute, il leader di Fi risponde: «Sto bene, faccio una campagna molto intensa, da ora in poi sarò 2 volte al giorno in tv». Sui fatti di Macerata e i 600 mila clandestini da rimpatriare il Cavaliere spiega che «bisogna farlo in accordo con l'Ue, per trattati con i Paesi d'origine, milizie per fermare gli imbarchi e il Piano Marshall per l'Africa con 500 miliardi di dollari. Altrimenti, scoppia una bomba sociale, come dimostra il gesto gravissimo di Traini». La situazione è precipitata dopo la guerra in Libia e lui ricorda: «Ero assolutamente contrario, ma il Capo dello Stato volle che partecipassimo all'operazione internazionale. Pensai di dimettermi, fu una grandissima sciocchezza». Trattato di Dublino? «Non mi sono pentito, è l'operazione Tryton dei governi di sinistra che impone di portare da noi gli immigrati». Oggi, prosegue Berlusconi, la sicurezza non è garantita e «c'è una legge ridicola sulla legittima difesa», che andrebbe corretta. Per il leader azzurro il rischio è che «attecchisca il razzismo e per tranquillizzare la gente bisogna tornare al piano Strade sicure». Più che il pericolo di un ritorno del fascismo, per il Cav, bisogna temere «la violenza dei centri sociali di sinistra, come si è visto dall'attacco a Giorgia Meloni a Livorno. Il fascismo è morto e sepolto e va storicizzato».

Il duello procede tranquillo. L'ultima volta, era il novembre 2016, sono state scintille con la conduttrice, che lo incalzava su referendum e suo futuro in politica, finché stufo di non riuscire ad argomentare le sue posizioni il Cav minacciò: «Mi alzo e me ne vado».

Berlusconi oggi ha dalla sua parte anche i vertici del Ppe, che si sono mossi per sostenerlo in queste ultime settimane prima del voto. In un'intervista a NewsMediaset il presidente dei popolari europei Joseph Daul spiega chiaramente quanto ritiene importante una vittoria in Italia del fronte a guida di Fi e il ruolo del Cavaliere per tenere a freno certe posizioni troppo estreme degli alleati e far rispettare gli impegni con l'Ue. Mercoledì prossimo, il 21, verrà a Roma anche il capogruppo del Ppe all'europarlamento, Manfred Weber, che incontrerà l'ex-premier e poi farà una conferenza-stampa, probabilmente nelle sede dei media esteri. «Per me, è chiaro- sostiene Daul nell'intervista tv-, il miglior governo per l'Italia sarebbe un governo di centrodestra, un governo che raggruppi i moderati italiani con il mio amico Silvio Berlusconi come garante. Sono convinto che quando Berlusconi è venuto qui a Bruxelles è riuscito a far capire a livello istituzionale che la coalizione di centrodestra deve vincere le elezioni per il bene dell'Italia e dell'Europa e anche gli altri membri del Partito popolare europeo approvano questa alleanza».

Sulla questione delle unioni civili il Cavaliere corregge un po' il tiro: «Ho avuto modo di parlare con il presidente Berlusconi - spiega Mara Carfagna, ad Agorà su Rai 3- e, come spiegherà lui approfonditamente, non mettiamo e non metteremo mai in

discussione i diritti acquisiti. Non è il principio ad essere sbagliato ma la legge che è stata approvata.

Quello che il presidente Berlusconi intendeva dire è che se fosse stato lui al governo avrebbe varato una norma diversa».

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