«Questa si è montata la testa e l'altro facevo meglio a farlo uscire due mesi fa e non sentire nessuno». Sulla Costa Smeralda Silvio Berlusconi non si gode affatto la vacanza. È su tutte le furie, più per le proteste di Mara Carfagna che per la scissione annunciata di Giovanni Toti. E per i troppi chiacchieroni. Così, in serata, avverte con un tweet: «Lo dico agli scontenti: basta con queste dichiarazioni coram populo. Basta perdere tempo in chiacchiere e polemiche. Oggi la situazione del Paese è diventata drammatica. Dobbiamo lavorare tutti insieme per salvare l'Italia».
Anche la vicepresidente della Camera è in Sardegna, a pochi chilometri, ma non si parla più dell'incontro con il leader di Forza Italia, concordato prima del blitz di giovedì per discutere delle nuove regole. Ormai il quadro è cambiato e il partito, dai dirigenti alla base, è in subbuglio, incerto sulle prospettive, come frastornato dalla doccia scozzese dell'annuncio promettente dell'Altra Italia e poi della frenata con il nuovo commissariamento dei vertici. Pare che Mara è Berlusconi si sentano per telefono, e non è una chiacchierata serena.
Per il Cavaliere la diarchia Toti-Carfagna non funzionava, i due si avvitavano su se stessi, ma l'idea della vicepresidente della Camera coordinatore unico dopo l'uscita del governatore ligure neppure gli piaceva. Così ha preferito la collegialità, con il comitato a 5, diventato un quadrumvirato quando la Carfagna, delusa, si è sfilata. E la prossima settimana si vedranno solo Antonio Tajani, Mariastella Gelmini, Anna Maria Bernini e Sestino Giacomoni.
A Berlusconi non vanno giù le troppe contestazioni alle sue decisioni. Anche giovedì ha cercato di convincere la Carfagna che non c'era motivo di insorgere così, subito dopo la nota in cui sollevava i due coordinatori pro tempore dell'incarico. Niente. Mara si rifiuta di partecipare al gruppo «di liquidazione» come lo chiama, anche se non intende uscire da Fi come Toti. Si dice «dispiaciuta per il fatto che non si vedono prospettive per il partito». È convinta che si sia trattato di una mossa «di apparato», maturata a un pranzo ad Arcore, per «accontentare una ristretta classe dirigente che vuole confermare il suo ruolo». Lei rimane per «rappresentare il disagio diffuso di tanti che non vedono alcun rinnovamento all'orizzonte». La Carfagna dice di voler «dare risposte alle centinaia di migliaia di elettori e dirigenti sul territorio che chiedono di avviare una nuova stagione. Scelgo di non tradire quella speranza». Il quadrumvirato per lei è la scelta sbagliata e va «verso un improbabile congresso».
Toti, invece, ha strappato ma non ha ancora le idee chiare su dove andare. Pensa al suo movimento, ai Comitati promotori da lanciare. Il 2 settembre partirà il tour nelle Regioni che si chiuderà il 5 ottobre a Bari. Critica il progetto de L'Altra Italia, che «assomiglia ai cespuglietti post-Dc» e insiste che «serve una gamba moderata del centrodestra». Soprattutto, è in attesa che Matteo Salvini o Giorgia Meloni gli facciano un cenno.
Insomma, i toni non si abbassano, anche sui social il popolo azzurro è in agitazione, ma all'allarme della Carfagna fa da controcanto la calma del vicepresidente Tajani: «Il partito sparisce? Abbiamo oltre 170 parlamentari,
non sparisce nessuno. Abbiamo due obiettivi: rinnovare Fi nel congresso e costruire la federazione de L'Altra Italia». Anche la Gelmini invita ad «abbandonare personalismi, legittime ambizioni e tornare a lavorare insieme».
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