"Io propongo che noi non solo diciamo che si vota nel 2018, ma che garantiamo una conclusione ordinaria e normale della legislatura". Pier Luigi Bersani, intervenendo alla direzione Pd, frena sulle elezioni anticipate e sul Congresso-lampo, come vorrebbe Matteo Renzi
“Se non andiamo in profondità, perdiamo l'ultimo treno. Non facciamo cose cotte e mangiate – avverte Bersani - che diventano conte, organizziamo anche in preparazione del congresso una riflessione”. “Io non vi parlo da bersaniano ma da Bersani e sono preoccupato”, aggiunge il leader della minoranza che evita lo scontro diretto con “Matteo” e dice: “Vorrei provare a vedere se, a prescindere da questi tre anni, noi a questo tornante troviamo qualcosa che ci tenga assieme". Parole che servono ad allontanare lo spettro della scissione che aleggia in ogni direzione del Pd ma non accorciano le distanze tra i due leader. “È vero o no che una parte di popolo non ci sopporta, che una parte dell'elettorato si è allontanato da noi. Vogliamo dare un messaggio di ricevuto, da qui a quando si andrà a votare?", chiede Bersani rimarcando le differenze con Renzi.
L’ex segretario parla della necessità di aprire “un campo di idee largo, non avaro” che ponga al centro dell’agenda “la protezione” del lavoro e dalle diseguaglianze. “Se andiamo avanti così la destra arriva", ammonisce prima di ribadire che: "Noi non accoltelliamo alle spalle, avvertiamo che la destra arriva".- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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