Roma Sarà pur vero che si tratta di «polemiche inutili che non interessano alla gente», come dice il Nazareno. E persino che la «nostalgia è canaglia», come propaganda il senatore ultra-renziano Marcucci. Eppure è difficile dare torto a quel che dice Pier Luigi Bersani nel bel mezzo del Transatlantico in un pomeriggio d'inizio marzo: «Ma se uno che vota la fiducia non è in maggioranza, uno che non la vota non è all'opposizione, sono tutti voti aggiuntivi e disgiuntivi... Eccoci approdati finalmente nella Casa delle Libertà», sbotta l'ex leader, oggi «ombra pensante» di una minoranza anti-Renzi sempre più sbrindellata e ininfluente. Così Bersani decide di sfogarsi, anche in vista di un'imminente iniziativa a Perugia che incoronerà l'ex capogruppo Roberto Speranza a leader di un'alternativa interna all'attuale maggioranza. Lo Smacchiagiaguari ritrovato non ha peli sulla lingua, e altro che preannunci di scissione. «La scissione la faranno loro, non io. Ci vuole un bel fisico a mandare fuori me...», sorride. Qualcuno nel Pd, gli chiedono, la vedrebbe già fuori dal partito. «Qualcuno mi vedrebbe anche peggio». E il governo? Dice Bersani: «Non è vero che abbiamo bisogno di Verdini come non era vero che avevamo bisogno di Berlusconi con il Patto del Nazareno. È una scelta, Renzi scelga se vuol fare quello che rottama o quello che resuscita e su questo bisognerebbe fare una discussione anche congressuale». Il «no» di chiusura al congresso, aggiunge, è «una risposta arrogante, tranciante». Ampio il cahiers de doléance. Anzitutto, la crisi economica. «La crisi è arrivata al pavimento, non abbiamo più il problema di immaginare ulteriori discese. La ripresa però è problematica, ha difficoltà. Non è il caso essere gufi ma di dare messaggi coerenti con la percezione della gente...». In secondo luogo, il governo con l'«operazione puramente trasformistica» di Verdini. «Devo riconoscere a Renzi una straordinaria qualità: è riuscito a cambiare le papille gustative di un bel pezzo dell'area democratica e dell'informazione. Il mondo di Verdini risulta improvvisamente commestibile. Io continuo a trovare questa cosa sorprendente».
Sì a «una coalizione ben fatta», no al «Pd pigliatutto», sostiene Bersani, che vede nel listone incentivato dall'Italicum «un meccanismo più favorevole alla destra». Ne sarà ancora Berlusconi il capo? Bersani scuote il testone: «È come la Roma con Totti, mica facile mandarlo fuori. Come fai...». RooS- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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