
Israele aveva pianificato di colpire i siti nucleari iraniani già il mese prossimo, ovvero maggio, ma nelle ultime settimane il progetto è stato bocciato dal presidente Donald Trump, che ha preferito negoziare un accordo con Teheran. A rivelarlo è il New York Times, citando un rapporto ottenuto da fonti interne all'amministrazione americana. Trump ha preso la sua decisione dopo mesi di dibattito interno sull'opportunità di perseguire la diplomazia o sostenere Israele nel tentativo di limitare la capacità dell'Iran di costruire una bomba, in un momento in cui il regime di Teheran è indebolito militarmente ed economicamente. Il piano avrebbe richiesto l'aiuto degli Stati Uniti non solo per difendere lo Stato ebraico dalla possibile rappresaglia iraniana, ma anche per garantire il successo dell'attacco israeliano, rendendo Washington parte integrante dell'offensiva stessa. Per ora, però, Trump ha preferito la diplomazia all'azione militare. All'interno dello staff della Casa Bianca sono emerse differenze di strategia tra i falchi, favorevoli all'attacco, e altri che ritengono migliore la via dei negoziati per evitare di alzare la tensione nella regione. A prevalere dunque è stata infine la linea dei non interventisti. Anche il segretario alla Difesa Pete Hegseth e il vicepresidente J.D. Vance hanno espresso dubbi sull'attacco. Dopodiché il presidente Trump, ricevendo la scorsa settimana il premier Benjamin Netanyahu allo Studio Ovale, ha optato per proporre la riapertura dei negoziati con Teheran. Una mossa a sorpresa che, stando alla ricostruzione del quotidiano americano, è stata invece frutto di colloqui con Netanyahu.
L'amministrazione Usa avrebbe poi definitivamente accantonato un eventuale attacco israeliano contro il regime degli Ayatollah alla luce della disponibilità al dialogo dimostrata dai vertici iraniani, che si è concretizzata in un primo appuntamento a Muscat, in Oman, lo scorso 12 aprile, mentre il prossimo incontro è previsto per domani, probabilmente a Roma, salvo cambiamenti dell'ultima ora. Il sostegno all'interno del governo israeliano per un attacco è cresciuto dopo che l'Iran ha subito una serie di battute d'arresto lo scorso anno. Negli attacchi contro lo Stato ebraico di aprile, la maggior parte dei missili balistici iraniani non è riuscita a penetrare le difese americane e israeliane. Hezbollah, alleato chiave dell'Iran, è stato decimato dalla campagna militare di Tel Aviv in Libano. La successiva caduta del governo del presidente Bashar al-Assad in Siria ha eliminato un alleato del Partito di Dio e Teheran e ha bloccato una delle principali rotte di contrabbando di armi dall'Iran.
Netanyahu però ieri ha fatto sapere senza giri di parole: «Israele non permetterà all'Iran di avere armi nucleari». Anche Rafael Grossi il capo dell'Aiea ha lanciato un avvertimento: «Teheran e Washington hanno poco tempo per raggiungere un accordo. Siamo in una fase cruciale. L'Iran non è lontano dal possedere la bomba atomica», ha spiegato. Il lavoro della diplomazia comunque non si ferma. Il ministro degli Esteri iraniano Abbas Araghchi è a Mosca per una visita di Stato in Russia. Consegnerà anche un messaggio scritto dell'ayatollah Ali Khamenei a Vladimir Putin.
Per quanto riguarda i negoziati di Roma tra Iran e Stati Uniti, il funzionario iraniano ha detto che spetta all'Oman, in quanto Paese ospitante dei colloqui, decidere il luogo del prossimo round che si terrà domani. Anche se mercoledì la tv di Stato iraniana ha confermato la sede di Roma.
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