Biden in ansia per Gaza. Bibi: "Così non ci aiuta". Colpo ai capi di Hamas

"Ramadan, soffro per il popolo palestinese". Uccisi i numeri 3 e 4 delle milizie islamiche

Biden in ansia per Gaza. Bibi: "Così non ci aiuta". Colpo ai capi di Hamas
00:00 00:00

Joe Biden e Benjamin Netanyahu sono sempre più distanti. Dopo le frecciatine che si sono scambiati nel fine settimana, il presidente americano è tornato ieri a parlare della guerra a Gaza, sottolineando che «la sofferenza del popolo palestinese è in cima ai miei pensieri». «Il mese sacro del Ramadan è un'occasione di riflessione e rinnovamento, ma quest'anno arriva in un momento di immenso dolore - ha detto - La guerra ha inflitto terribili sofferenze al popolo palestinese. Sono state uccise più di 30.000 persone, la maggior parte delle quali civili, tra cui migliaia di bambini». Dopo le parole di Biden su una eventuale offensiva israeliana a Rafah, che oltrepasserebbe una «linea rossa», il premier israeliano ha ribadito l'intenzione di inviare le forze dello Stato ebraico nella città a sud di Gaza, dove si sono rifugiati oltre un milione di palestinesi. «Andremo lì. Sapete, ho una linea rossa. Sapete qual è la linea rossa? Il 7 ottobre non si ripeterà», ha detto in un'intervista al gruppo tedesco Axel Springer. Quindi, alla domanda se procederà anche senza il sostegno degli Stati Uniti, Netanyahu ha risposto: «Sì. Preferiremmo avere questo supporto». Quanto alle divergenze: il disaccordo percepito tra Usa e Israele «non aiuta a sconfiggere Hamas», ha spiegato a Fox News.

La spaccatura sulla strategia di Israele a Rafah, comunque, è solo l'ultimo segnale di una distanza sempre più ampia tra Biden e Netanyahu. La visione dell'amministrazione Usa per una pace a lungo termine include una tempistica precisa per la creazione di uno Stato palestinese, mentre il leader di Tel Aviv ha ribadito ad Axel Springer che «non vogliamo vedere uno Stato palestinese». Inoltre, in un video diffuso sui social, il premier ha promesso che «siamo diretti verso una vittoria assoluta», e «lungo la strada di questa vittoria abbiamo già eliminato il numero 4 di Hamas. I numeri 3, 2 e 1 sono i prossimi. Arriveremo a loro». Il n.4 è, secondo i media israeliani, Saleh al-Arouri, e questa pare la prima rivendicazione israeliana della sua uccisione, avvenuta a gennaio a Beirut. Mentre il n.3 di cui Bibi non ha confermato l'uccisione è Marwan Issa, che sarebbe morto sabato. All'Onu, intanto, il segretario generale Antonio Guterres ha lanciato un nuovo appello al cessate il fuoco a Gaza. «È l'inizio del mese sacro del Ramadan, un periodo in cui i musulmani in tutto il mondo celebrano e diffondono i valori della pace, della riconciliazione e della solidarietà. Eppure a Gaza continuano le uccisioni, i bombardamenti e gli spargimenti di sangue. Il mio appello più forte è di onorare lo spirito del Ramadan mettendo a tacere le armi e rimuovendo tutti gli ostacoli per garantire la consegna di aiuti salvavita alla velocità e la vasta scala richiesti. Allo stesso tempo chiedo il rilascio immediato di tutti gli ostaggi». Quindi, ha avvertito che «il diritto internazionale umanitario è a brandelli. E il minacciato attacco israeliano a Rafah potrebbe far precipitare la popolazione di Gaza in un girone infernale ancora più profondo».

E sempre ieri il Consiglio di Sicurezza ha tenuto una riunione di emergenza incentrata sulle violenze sessuali di Hamas a cui ha preso parte anche il ministro degli Esteri israeliano Israel Katz, che ha guidato una delegazione di decine di familiari degli ostaggi.

Commenti
Disclaimer
I commenti saranno accettati:
  • dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
  • sabato, domenica e festivi dalle ore 10:00 alle ore 18:00.
Pubblica un commento
Non sono consentiti commenti che contengano termini violenti, discriminatori o che contravvengano alle elementari regole di netiquette. Qui le norme di comportamento per esteso.
Accedi
ilGiornale.it Logo Ricarica