Joe Biden gioca la carta del padre nobile del multilateralismo, e nel suo debutto all'Assemblea Generale dell'Onu rassicura sul ruolo collaborativo degli Stati Uniti. Mentre sullo sfondo rimangono lo spettro del contrasto con la Cina e le tensioni con l'Ue per la questione dei sottomarini. Per il presidente americano siamo «all'alba di quello che deve essere un decennio decisivo» per il mondo, in cui gli Usa intendono «condurre tutte le più grandi sfide del nostro tempo», pur mantenendo gli impegni con gli alleati. «Non stiamo cercando la nuova guerra fredda o il mondo diviso in rigidi blocchi», dice facendo riferimento al Dragone. «Gli Usa sono pronti a lavorare con qualsiasi nazione che si faccia avanti, che persegua una soluzione pacifica alle sfide condivise, perché tutti soffriremo le conseguenze dei nostri fallimenti se non ci uniremo per affrontare il Covid, i cambiamenti climatici o minacce come la proliferazione nucleare». In serata arriva il messaggio del leader cinese Xi Jinping: «La Cina non cercherà l'egemonia» fra le nazioni. «Le controversie devono essere gestite attraverso il dialogo e il rispetto reciproco». Aprendo i lavori della 76esima Assemblea Generale, anche il segretario generale dell'Onu Antonio Guterres lancia un nuovo monito a Washington e Pechino ad evitare una nuova guerra fredda, con un appello al «dialogo» e alla «comprensione». «Sarà impossibile affrontare drammatiche sfide economiche e di sviluppo mentre le due maggiori economie del mondo sono in contrasto tra loro», spiega, sottolineando che «questa è una ricetta per i guai e sarebbe molto meno prevedibile della guerra fredda», ma anche che il mondo sta andando verso due diverse «forze armate e strategie geopolitiche». D'altronde, che la situazione globale sia complessa, il leader del Palazzo di Vetro lo sottolinea già nelle prime parole del suo discorso: «Il mondo non è mai stato più minacciato o più diviso, siamo sull'orlo di un abisso e ci muoviamo nella direzione sbagliata. Stiamo affrontando la più grande serie di crisi della nostra vita». E ieri sera anche i talebani hanno chiesto di parlare ai leader mondiali all'Onu.
C'è pure un altro dossier che agita gli animi a margine dei lavori al quartier generale delle Nazioni Unite, è la vicenda dei sottomarini e del nuovo patto Aukus. Biden attende di parlare al telefono con il collega francese Emmanuel Macron per tentare di chiarire, ma Parigi non nasconde la sua ira nei confronti di Washington. «Il tema è la rottura di fiducia fra gli alleati», si è trattato di una «mancanza di concertazione» che dovrebbe indurre gli «europei a riflessioni pesanti» sulle alleanze, tuona il ministro degli Esteri Jean-Yves Le Drian tornando a criticare gli Usa. E l'Alto rappresentante Ue Josep Borrell, al termine della riunione dei ministri degli Esteri dell'Unione, spiega che i titolari delle diplomazie europee hanno espresso «chiaramente» solidarietà alla Francia rispetto alle tensioni con gli Stati Uniti per l'accordo con Regno Unito e Australia. «Abbiamo la migliore tecnologia per sottomarini nucleari al mondo e gli australiani volevano la nostra tecnologia», è invece il commento della portavoce della Casa Bianca Jen Psaki, che tenta di calmare gli animi: «Abbiamo una lunga relazione, amicizia e alleanza con Parigi, stiamo parlando di un accordo economico».
Il comandante in capo, intanto, ieri ha avuto un bilaterale a New York con il premier australiano Scott Morrison, e una volta rientrato alla Casa Bianca, ha ricevuto il primo ministro britannico Boris Johnson, un modo forse anche per coordinarsi, secondo gli analisti, in vista della telefonata con Macron.
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