Cronaca locale

Alla Biennale la performance ambientalista di Uriburu

Riporta alla memoria una storica performance dell'artista, architetto paesaggista ed ecologista argentino Nicolas Garcia Uriburu la comparsa della chiazza di colore verde fluorescente

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Riporta alla memoria una storica performance dell'artista, architetto paesaggista ed ecologista argentino Nicolas Garcia Uriburu la comparsa della chiazza di colore verde fluorescente avvenuta ieri mattina sul Canal Grande di Venezia, vicino al ponte di Rialto. Nel 1968, in occasione della Biennale d'arte, Uriburu «colorò» di verde le acque del canale utilizzando un pigmento che rendeva fosforescenti i microrganismi presenti nell'acqua. Un'operazione spettacolare che, già allora, invitava a prendersi cura dell'ambiente, usando un colore, il verde appunto, simbolo dell'ecologia universale. Nel corso della sua attività Uriburu, morto nel 2016, ha eseguito in seguito altre performance simili, nel 1989 colorando in verde l'acqua di una delle fontane che circondano la piramide del Grand Louvre e l'acqua della fontana del Trocadero, a Parigi, il Rio de la Plata, il Riachuelo di Buenos Aires.

Nato a Buenos Aires nel 1937, García Uriburu iniziò a dipingere in tenera età e, nel 1954, si assicurò la sua prima mostra alla locale Galleria Müller. Si è iscritto all'Università di Buenos Aires, dove si è laureato in architettura, e si è trasferito a Parigi con sua moglie, Blanca Isabel Álvarez de Toledo, nel 1965.

Pioniere di quella che divenne nota come land art, nel 1970 creò un montaggio in colori pastello su fotografie delle scene, consentendo la riproduzione fotografica illimitata dell'opera per sensibilizzare sul peggioramento dell'inquinamento idrico, in tutto il mondo. Oltre alla conservazione ambientale ha anche prodotto opere d'arte che mettono in mostra il naturalismo umanistico e un antagonismo tra società e natura.

Ha continuato a dedicare la sua arte alla rappresentazione di specie in via di estinzione e alla perdita di habitat, ed è stato premiato con un Gran Premio alla Biennale di Tokyo nel 1975.

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