Bimba annegata e stuprata: l'assassino è un'ombra nera

Indagata anche la sorella del presunto omicida (che resta libero). In un video spunta la sagoma di un uomo

Doveva essere una «questione di ore». È passato più di un mese. L'«assassino» di Maria Ungureanu, la bimba rumena di 10 anni violentata e annegata in una piscina di un ristorante a San Salvatore Telesino (Benevento), per i mass media aveva già un nome; dedotto da un atto giudiziario assunto «nell'immediatezza dei fatti»: l'iscrizione nel registro degli indagati di Daniel Ciocan, 21 anni, rumeno, «amico di famiglia» degli Ungureanu. Subito i sospetti erano caduti su di lui. Daniel aveva anche il physique du rôle del «perfetto colpevole»: impacciato, taciturno, goffo. E molto altro: era con Daniel che Maria fu vista prima di sparire la maledetta sera del 19 giugno; era l'alibi di Daniel a scricchiolare; era la sua versione dei fatti a non convincere. Eppure Daniel, in tutte queste settimane, è rimasto a piede libero, nonostante le accuse da ergastolo.

«Bisogna attendere gli esiti degli esami dei Ris», si diceva. Ora anche questi «esiti» sono arrivati, ma Daniel resta a piede libero. Ma gli investigatori non lo mollano, anzi rilanciano: pochi giorni fa a finire nei guai è stata anche sua sorella, indagata col sospetto di aver mentito sugli spostamenti di Daniel il giorno del delitto.

«Poche idee ma confuse», commenta sarcastico chi sostiene che le indagini abbiano imboccato un vicolo cieco; «La svolta è vicina», rilancia chi crede nelle capacità degli inquirenti. Che, almeno a parole, non trascurano le fatidiche «piste alternative», a cominciare da quelle legate alla sagoma nera di un uomo misterioso immortalato da una telecamera la sera del 19 giugno in prossimità del luogo dove, poche ore dopo, sarebbe stato trovato il cadavere di Maria. Era festa in paese quella sera. Maria era uscita per andare in chiesa, doveva fare la chierichetta durante la processione. Ma era brutto tempo, la processione fu rinviata. Maria tornò a casa. Mangiò un panino e ritornò in piazza dove c'erano le giostrine. Fin qui il racconto dei genitori della bimba. Poi subentra la testimonianza di Daniel: «Maria venne a citofonare sotto casa. Diceva che un'amichetta le dava fastidio. Io le dissi che dovevo andare da mia sorella in un paese vicino. Lei volle venire con me. Ma lungo il tragitto trovammo la strada chiusa perché era in corso una gara podistica. Allora riaccompagnai Maria in piazza davanti alla chiesa e andai via. Da quel momento non l'ho più vista».

Daniel ha mentito o ha detto la verità? Su tutto e tutti grava lo spettro della pedofilia: la piccola era stata infatti in passato abusata, forse da quelle stesse persone che il 19 giugno hanno provato a violentarla di nuovo. E, dinanzi a una reazione inattesa della bimba, l'hanno uccisa. Il padre della bimba ha detto che la sera del delitto Maria aveva dei gettoni per le giostrine. Chi glieli aveva dati? E in cambio di cosa? I giostrai (o i loro saltuari aiutanti) conoscevano Maria. L'ipotesi è che l'abbiano fatta salire sul loro furgoncino bianco e lì possano aver tentato di stuprarla. La scena che segue è solo un'ipotesi investigativa, ma tutt'altro che inverosimile: Maria, questa volta, si ribella, li minaccia: «Lo dico ai miei genitori!».

I suoi carnefici la uccidono e gettano il corpo nella piscina che è proprio a pochi metri da dove era parcheggiato il furgone bianco. Un veicolo mai controllato dagli investigatori, perché già il 20 giugno i giostrai andarono via dal paese. Allontanando, forse, anche la soluzione del giallo.

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