New York. Colpi di mortaio nel Donbass, accuse reciproche tra ribelli e Kiev, così come tra l'Occidente e Mosca, cancellano i timidi segnali di de-escalation intravisti nei giorni scorsi e allontanano la soluzione diplomatica alla crisi ucraina, che ora sembra sempre più esplosiva. Il rischio di un'invasione russa è «molto elevato», e un attacco è possibile «nei prossimi giorni», ha avvertito il presidente Joe Biden, precisando come gli Usa abbiano «ragione di credere» che Mosca stia preparando un'operazione sotto «falsa bandiera». Secondo l'Osce ci sono state 500 esplosioni nella notte, principalmente nell'Oblast di Lugansk. Ma «dopo le 11.20 di mattina abbiamo registrato circa 30 esplosioni, quindi potrebbe sembrare che la tensione si sia allentata», ha spiegato il capo della missione di monitoraggio dell'agenzia, Yaar Halit Çevik. Il presidente ucraino Volodymyr Zelensky ha bollato come «una provocazione» i nuovi bombardamenti nel Donbass e ha ribadito che «l'Ucraina non rinuncerà mai alla Nato», condizione posta dalla Russia per porre fine alla crisi. Dal canto suo il Cremlino ha rovesciato le accuse, parlando a sua volta di «provocazioni» sul terreno: nel Donbass «la tensione è in aumento» e potrebbe «incendiarsi in ogni momento», ha avvertito. E se da una parte Mosca ha annunciato che prosegue il ritiro delle sue forze dalla Crimea, la Casa Bianca ha rivelato che ha al contrario aggiunto «7.000 militari» ai confini.
Intanto, proprio ieri, la Russia ha espulso il vice ambasciatore degli Stati Uniti nella capitale, Bart Gorman, mossa immediatamente definita «ingiustificata» da Washington. Mentre a Bruxelles si è tenuto un Consiglio Ue informale sulla crisi ucraina con i leader europei, al Palazzo di Vetro di New York si è riunito nuovamente il Consiglio di Sicurezza dell'Onu, a cui all'ultimo momento ha deciso di partecipare di persona anche il segretario di stato americano Antony Blinken prima della conferenza sulla sicurezza oggi a Monaco. «L'obiettivo degli Stati Uniti non è iniziare una guerra, ma evitarla», ha detto il titolare di Foggy Bottom, esortando la Russia ad «abbandonare il percorso di guerra» e sottolineando che «la diplomazia è l'unica via responsabile per risolvere la crisi».
A questo proposito, Blinken ha inviato una lettera al ministro degli Esteri russo Serghiei Lavrov «proponendo di vederci in Europa la settimana prossima». «Mosca dica al mondo e lo dica in modo chiaro che non vuole invadere l'Ucraina, e poi lo dimostri mandando a casa le truppe e sedendosi ai tavoli negoziali», ha aggiunto. Il segretario di Stato ha avvertito che «la Russia potrebbe inventare attacchi terroristici, inscenare attacchi con droni contro i civili, un attacco con armi chimiche, rivelare false fosse comuni. Potrebbe teatralmente convocare riunioni di emergenza per rispondere a operazioni sotto falsa bandiera» e poi cominciare l'attacco. E «gli obiettivi sono già stati identificati e mappati».
Il vice ministro degli Esteri di Mosca Sergey Vershinin, da parte sua, ha accusato Kiev di aver violato ripetutamente gli accordi di Minsk, a partire dal cessate il fuoco. «L'Ucraina rifiuta ostinatamente di attuare le disposizioni degli accordi e i suoi rappresentanti continuano a trovare nuove scuse - ha proseguito - Purtroppo, dopo 7 anni, l'attuazione non sembra che sia nei piani di Kiev».
Nel frattempo, il ministero degli Esteri ha reso noto che Mosca chiede agli Usa il ritiro di tutte le forze e le armi dal sud-est dell'Europa e dai Baltici, aggiungendo che Washington non ha risposto alla loro domanda di riportare in patria le armi nucleari e astenersi da un'ulteriore distribuzione di tali armamenti fuori dai suoi confini. Nelle 11 pagine di riposte sulle proposte di sicurezza degli Usa, Mosca si è detta «pronta al dialogo» con l'Occidente, sottolineando però che «le linee rosse e gli interessi strategici» sul fronte della sicurezza che aveva posto «sono stati ignorati» e «questo è inaccettabile». La Russia ha offerto a Washington una cooperazione per realizzare «una nuova equazione della sicurezza», ma «dovrà reagire, anche attraverso misure tecniche e militari, in mancanza di una disponibilità degli Stati Uniti a discutere delle garanzie alla propria sicurezza», ha continuato il ministero.
Intanto, Zelensky ha affermato che il suo Paese non ha bisogno di militari stranieri sul suo territorio per difendersi da una possibile invasione russa,
perché la loro presenza provocherebbe «una destabilizzazione in tutto il mondo»: «Non vorremmo creare un altro motivo per la Russia di dire che noi qui abbiamo delle basi straniere e che loro hanno bisogno di difendersi».
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