Avanti con il dibattito elettorale, unici colpi ammessi quelli sotto la cintura. Lo scontro in vista dei ballottaggi ieri almeno si è surriscaldato intorno a un tema che conterà davvero nel governo delle città: i soldi. La questione del debito monstre che pende sulle maggiori città italiane può condizionare qualunque amministrazione. Il duello ieri ha interessato soprattutto Roma e Torino, due delle città con il livello di indebitamento più preoccupante. La capitale in particolare, secondo l'analisi di Openbilanci, ha una dipendenza dai contributi dello Stato centrale più che doppia della media dei grandi Comuni.
A Roma e Torino lo scontro si è imperniato su due visioni opposte, quelle dell'M5S e del Pd, entrambe con aspetti potenzialmente preoccupanti. Il partito di governo pare confermare che userà i soldi pubblici in modo discrezionale a seconda di chi vince le elezioni. Così il ministro per le Riforme Maria Elena Boschi, intervistata da Maria Latella per SkyTg24: «Se vince Appendino, Torino perde 250 milioni stanziati dal governo per creare il Parco della salute». La frase, rilanciata in modo virale dai grillini sui social network, ha fatto scattare a molla Chiara Appendino, la cinquestelle rivale di Fassino nel ballottaggio di Torino: «Ricordo al ministro Boschi che il governo non può usare i soldi come se fossero del Pd». A stretto giro di Twitter la replica della Boschi che ha tentato una mezza marcia indietro: «Ma perché la Appendino dice bugie su di me? Parli di Torino, non del governo». E poi ancora: «Confermo. Se rinunciate al progetto, rinunciate al finanziamento. Non è un ricatto». La Appendino a sua volta risponde di essere favorevole al Parco della salute (o Città dalla salute, secondo un'altra dizione), ma alle sue condizioni: «Non ci piace l'idea dell'intervento privato, tant'è che noi vediamo in modo positivo quello che era il progetto iniziale, il Masterplan del 2011, perché meno oneroso».
Ma che il governo si stia muovendo in maniera a dir poco disinvolta per influire sui ballottaggi lo confermano sia i pressanti interventi del premier e dei ministri a sostegno dei candidati Pd, sia l'annuncio di una sanatoria che alleggerirà le multe per lo sforamento del Patto di stabilità che gravano sui grandi Comuni, in particolare su quelli a guida Pd che sono a rischio nel prossimo turno elettorale: Roma, Milano, Torino e Napoli. Una norma che, se approvata prima del voto, suonerebbe come un chiaro messaggio agli ambienti che fanno affari con le pubbliche amministrazioni locali: se la sinistra resta al comando, le redini economiche del governo saranno lasciate più lasche.
Dal canto loro, i Cinque stelle replicano con un programma economico che potrebbe accendere un duro scontro istituzionale. Il cuore del progetto: mettere in discussione il pagamento del debito, perlomeno alle attuali condizioni. «Prima delibera? - dice Virginia Raggi su Raitre a In mezz'ora - Un audit sul debito, mostruoso, di 13 miliardi di euro». «Vorrei ricontrattare quel debito, è un'offesa a tutti i cittadini romani», ha spiegato la candidata parlando di ridurre gli interessi ai tassi attuali, molto più contenuti.
«Per la ristrutturazione o per fare un'operazione tipo non lo paghiamo?», la incalza la conduttrice Lucia Annunziata. La replica: «Entrambe».Già oggi, va detto per capire a fondo la questione, lo Stato mette sul piatto 200 milioni l'anno extra per pagare i debiti contratti dalle amministrazioni romane.
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