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"La Boschi si dimetta subito". Lei non molla e si difende in tv

Insorgono grillini e Fdi: "Ha mentito al Parlamento". Replica: nessun favoritismo. Renzi: distrazione di massa

"La Boschi si dimetta subito". Lei non molla e si difende in tv

Gira che ti rigira, della maledizione di Etruria il Pd non si libera mai. E, come un anno fa, Maria Elena Boschi torna nel mirino, piovono le richieste di dimissioni e lei le respinge al mittente: «C'è accanimento nei miei confronti, ma se pensano di farmi mollare si sbagliano di grosso», dice agli amici.

Concetto che ribadisce di lì a poco a Otto e Mezzo, quando le tocca tornare in tv, a farsi torchiare dal pubblico ministero dilettante Marco Travaglio, grande animatore di casi giudiziari finora poco fortunati, dal processo Trattativa di Ciancimino all'inchiesta Consip di Scafarto. I due fanno subito scintille: «Travaglio risponderà delle sue bugie, mi accusa di aver interferito e lo querelerò: non può trasformare il suo odio per me in battaglia politica», dice lei, aggiungendo di essere certa che «se fossi stata un uomo Travaglio non mi avrebbe riservato lo stesso trattamento». E promette una querela anche a Di Maio, che la ha definita «il nuovo Mario Chiesa».

Quanto a Vegas, la Boschi contrattacca: «Ci sono stati più incontri con il presidente della Consob. Il 29 maggio 2014 lui mi chiese di incontrarci a casa sua alle 8 di mattino, ho il suo sms, ed io gli risposi che dovevamo vederci o in Consob o al ministero. Abbiamo parlato del sistema bancario in generale. Non ci vedo niente di strano e non ho fatto alcuna pressione». E lo stesso vale anche per gli incontri con Ghizzoni, spiega. Sul caso Etruria, sottolinea, «Non c'è stato nessun favoritismo nei confronti della mia famiglia. È stato il governo di cui facevo parte a commissariare il Cda di Etruria, mandando a casa tutti, compreso mio padre». E lei è pronta a ricandidarsi, «spero in Toscana».

La bomba Vegas esplode a ora di pranzo, e anche a Matteo Renzi, che contava di potersi godere la grande vittoria sul testamento biologico durante l'intervista a Piazzapulita, tocca far fronte. «Il caso Etruria è un'enorme arma di distrazione di massa - attacca -. Non mi pare uno scandalo se il ministro dei Rapporti col Parlamento incontra il capo della Consob». E da quel che appare, sottolinea, «non ci sono state pressioni di alcun genere», né su Vegas né su Ghizzoni. E l'operato dei ministri «si giudica per i fatti, non per i padri che hanno», aggiunge. Poi incita il Pd a non «rassegnarsi» alla sconfitta e esclude «larghe intese» con Berlusconi dopo il voto.

Sulle agenzie è subito un susseguirsi di ingiunzioni di sfratto alla Boschi: dai grillini alla Leu di Grasso, da Giorgia Meloni alla Lega, tutti reclamano le dimissioni della Boschi: «Ha mentito al Parlamento», quando, da ministro del governo Renzi, assicurò di non essersi interessata della Banca di cui il genitore era vicepresidente.

Lei reagisce via Facebook: «Confermo tutto ciò che ho detto in Parlamento due anni fa. Chi chiede le dimissioni deve dirmi in quale punto avrei mentito. Mai ho fatto pressioni - dice battagliera -. Non è giusto subire aggressioni sul nulla, ma non mi fanno paura. Voglio che si sappia la verità. Dopo due anni di strumentalizzazione, basta». Intanto nel Pd, che fa quadrato in sua difesa parlando di «aggressione pre-elettorale», la tensione è altissima, si guarda con grande allarme alle prossime audizioni della Commissione banche, a cominciare da quella di Ghizzoni, che secondo De Bortoli gli avrebbe confidato «pressioni» su Etruria. E se da Bruxelles Gentiloni fa sapere di esser certo che la Boschi «ha chiarito tutto», sono in molti a chiedersi se un passo di lato della sottosegretaria non allenterebbe «una morsa che in campagna elettorale potrebbe farsi devastante», ragiona un parlamentare Pd.

Mettendo al riparo anche il governo.

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