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Boy Scout in bancarotta: la storia dei ragazzi Usa travolta da 12mila abusi

La più antica comunità dell'infanzia del Paese costretta a negoziare risarcimenti alle vittime

Boy Scout in bancarotta: la storia dei ragazzi Usa travolta da 12mila abusi

«Parola di Boy Scout». Abbiamo imparato a ripetere questo piccolo mantra, suggello di promesse, garanzie di fedeltà, forse soprattutto grazie ai film americani. È un paradosso che l'istituzione più antica dell'Occidente, in materia di comunità dell'infanzia, proprio negli Stati Uniti abbia dichiarato la bancarotta, e per ragioni così forti. The Boy Scouts of America ha presentato istanza di fallimento dopo le numerose cause legali per accuse di abusi sessuali, che vanno avanti da decenni. La storica organizzazione di volontariato, in piedi nel 1910 e nata in Inghilterra, accusa il doppio colpo: era stato sensibilissimo, infatti, il calo di adesioni nonostante gli sforzi per attirare nuove leve aprendosi a omosessuali e donne. Nell'arco di sei anni (dalla fine del 2012 alle fine del 2018) i Boy scout in America avevano già visto crollare del 13% le proprie adesioni, perdendo, con la Chiesa dei Mormoni, principale fonte di supporto e finanziamento, dopo l'annuncio dell'ingresso di transgender nella comunità scout.

I Boy scout americani sono stati al centro di un turbine per cui ricorrono oggi alla procedura del «Chapter 11»: l'obiettivo è proteggersi dai creditori e negoziare le compensazioni alle vittime. Non chiudere i battenti, insomma, ma trattare con somme colossali. È esploso nei mesi scorsi lo scandalo che bersaglia l'associazione da più di mezzo secolo; migliaia di testimonianze di abusi, che nell'aprile 2019 sono costate il crac. Lo scorso aprile, difatti, la docente Janet Warren (Università della Virginia) ha svelato in numeri la misura reale della gravissima situazione in America: negli ultimi settant'anni, 7.819 leader e volontari sono stati accusati di aver abusato sessualmente di 12.254 bambini e ragazzi e per questo sono stati cacciati dall'associazione. «La Boy Scout of America ha dichiarato l'amministratore delegato Roger Mosby si preoccupa profondamente di tutte le vittime di abusi e si scusa sinceramente con tutti coloro che sono stati danneggiati durante il loro periodo in Scouting». Janet Warren aveva trascorso cinque anni a studiare quelli che chiamano i «fascicoli della perversione».

Il ricorso al «Chapter 11»? Il piano che, negli Stati Uniti, prevede una proposta di riorganizzazione per il debitore in bancarotta, è stato l'unica soluzione possibile: presentato nello Stato del Delaware, permette di assemblare tutte le cause in un unico tribunale e avviare, così, un vero e proprio negoziato per il patteggiamento. Le cause legali per cattiva condotta sessuale da parte di dipendenti e volontari sono circa 300, e includono 20 diocesi cattoliche e la Usa Gymnastics. Janet Warren ha discusso le conclusioni della sua ricerca con l'avvocato Jeff Anderson, che già difese alcune vittime in cause contro i Boy scout: l'avvocato Anderson, insieme con altri colleghi, ha creato anche al gruppo «Abused in Scouting». Una coesione a vantaggio delle vittime, puntata ad aggirare la prescrizione: sono state istituite finestre legali temporanee per consentire ai 40enni e agli over 40, abusati da bambini, di presentare una nuova denuncia. Alcuni Stati (come New York) hanno già approvato o stanno per approvare tali finestre. Il «Capitolo 11», unica chance di sopravvivenza per gli Scout degli Stati Uniti, impatta con un episodio epocale per la gravità (e l'amaro paradosso) di un'organizzazione mondiale che ha reso felici e fidelizzato generazioni.

Perché si salvi, ma con la promessa di un mai più.

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