U n eccellente vino banco. La musica di Brahms per scaldare il cuore. E il sangue di 150 partigiani comunisti, ammazzati senza pietà in Toscana, sul finire dell'estate 1944. È tutto raccontato senza incrinature nè emozioni in una lettera sconvolgente che Franz Schmidt, direttore dell'orchestra delle SS, scrive ai suoi superiori a Berlino il 12 ottobre 1944. Un documento impressionante, riemerso ora dagli archivi, grazie al lavoro di Klaus Riehle, un ricercatore tedesco, e che il Giornale pubblica in esclusiva. «Attenzione - premette Riehle che da molti anni studia la figura di Herbert von Karajan e i suoi rapporti con il nazismo - non si tratta di un originale, che credo sia stato fatto sparire dagli archivi dopo l'89, ma di una fotocopia che però reputo assolutamente autentica».
In quei mesi drammatici, dunque Schmidt non è a Berlino, dove spesso le sue prove sono state applaudite dall'amico von Karajan, ma è stato distaccato sul fronte italiano che in quel periodo è incagliato sulla Linea Gotica. Si dedica ancora alla musica, assapora i piaceri della vita, ma naturalmente deve fare i conti con la guerra che si combatte in quelle zone con particolare asprezza e ferocia, fra rastrellamenti, rappresaglie e stragi senza fine. Ancora di più perché il raffinato musicista, che secondo le ricerche di Ralph Braun inviava i suoi allievi più promettenti in stage da von Karajan, è stato aggregato alla famigerata 16a Divisione corazzata granatieri delle SS, quella, per intenderci, che il 12 agosto 1944 piomba a Sant'Anna di Stazzema, in Alta Versilia, seminando morte e distruzione, e alla fine di settembre si macchia del sangue degli abitanti di Marzabotto, in Emilia.
Schmidt però sembra più interessato ad altri aspetti, assai più piacevoli, dell'esistenza e di questo parla nella missiva inviata ad Hans Hinkel, un gerarca che sta a Berlino, nella capitale del Reich e che potrebbe dargli una spinta per tornare in patria, fra note e spartiti. «Non lontano da Firenze - è l'incipit - c'è stato qualcosa di indimenticabile, un evento di straordinaria bellezza da notte estiva in un paese del Sud, durante il quale non ho potuto nè voluto rinunciare al piacevole, gaio accompagnamento di un eccellente vino bianco». Sembrano le note di un viaggiatore colto, magari sulle orme di Goethe e del suo mitico viaggio in Italia. Perdipiù al vino si unisce la musica, la grande passione di Schmidt: «Per un altro verso i giorni sono trascorsi all'insegna di un faticoso lavoro con il corpo musicale». Schmidt non ha più la bacchetta fra le mani, ma anche in Toscana, fra un combattimento e l'altro, non perde occasione per tenere viva la fiamma dell'arte: «Qualcuno... mi prospettò perfino l'occasione di tenere un concerto con la Filarmonica Fiorentina, per la cui realizzazione io mi offrii, scegliendo come pezzo centrale del programma la Quarta sinfonia di Brahms».
Sembra di stare fra gli angeli e invece siamo nella 16a divisione che agli ordini del generale Max Simon il 12 agosto a Sant'Anna di Stazzema ha trucidato 560 persone, compresi i bambini gettati in aria e mitragliati al volo. La stessa divisione, firmerà fra il 29 settembre e il 5 ottobre lo scempio di Marzabotto lasciando sul terreno, con furia bestiale, quasi ottocento morti innocenti. Schmidt, nel suo resoconto a Hinkel, non fa cenno a quei terribili episodi. Quel che sa e quel che ha visto lo tiene per se. Anzi, con sfrontata leggerezza, va avanti a parlare di musica, come fosse in vacanza: «Seguirono settimane di distensione. Nelle nostre zone la guerra si era fermata. Questo periodo mi ha regalato splendide giornate di intrattenimento musicale, nella casa di una straordinaria cantante tedesca, soprano leggero...». Sembra tutto così bello, così intenso, perfino così spirituale. E invece in due righe, proprio in coda alla lettera, Schmidt accenna ad un'altra strage di cui si dichiara responsabile: «Il comandante della divisione mi ha nominato Terzo ufficiale di ordinanza ... E nell'ambito di questa attività, guidando con successo una truppa d'assalto nel quartier generale di una brigata comunista, militarmente ben guidata e severamente organizzata (150 vittime del nemico e nessuna nostra) ho ottenuto la croce di ferro di ll classe». «La croce di ferro - aggiunge Riehle - viene data a Schmidt il 30 settembre, dunque è lecito ritenere che i fatti siano avvenuti qualche settimana prima. Per questo sono convinto che lui si riferisca alla strage di Massa». Ovvero alla fucilazione di 159 prigionieri rinchiusi nel Castello Malaspina e abbattuti fra il 10 e il 16 settembre perché ritenuti d'intralcio alle truppe tedesche ormai in ritirata.
«Se così stanno le cose, e mi pare che tutto coincida - conclude Riehle - abbiamo finalmente il nome del carnefice di Massa e, fatto rarissimo, un'ammissione, quasi una confessione in prima persona. Circostanza che potrebbe aprire nuovi scenari anche nell'interminabile battaglia dei risarcimenti sin qui negati ai familiari delle vittime dalle autorità tedesche».
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