Milano - Chissa come la prenderà il vicesegretario Pd Lorenzo Guerini. Che subito dopo l'arresto dell'amico, aveva sventagliato aggettivi per difenderlo, definendolo «amministratore competente e accorto e persona più che corretta e limpida». Parole che suonavano come una sconfessione dell'operato dei magistrati, quasi si fosse di fronte a una forzatura del codice. E invece, a leggere le carte, le intercettazioni e tutto il resto, si prova disagio. E una forte dose di imbarazzo: Simone Uggetti si mostra come un ducetto di provincia, in un mix di prepotenza e arroganza che lascia sconcertati. Un comportamento desolante ai confini di una temerarietà stupida più che del codice penale. Sì, obiettivamente il reato contestato, la turbativa d'asta, è poca cosa ma qui siamo ad altre latitudini: dovremmo essere all'Abc della convivenza civile, alle basi dell'educazione civica, ai rudimenti della tanto sbandierata legalità.
E invece che ti fa il ras entrato nell'affollatissima corte renziana? Confeziona il bando per le piscine estive addirittura insieme a chi dovrebbe vincerlo, esercita pressioni ma meglio sarebbe chiamarle minacce sulla dipendente integerrima che non ne vuol sapere di mandare la legge alle ortiche; poi, scoperto che c'è un'indagine, si dà da fare senza sapere di essere intercettato per cancellare le prove, e si fa ricevere, clamoroso autogol, dal comandante provinciale delle Fiamme gialle nel tentativo goffo e strampalato di metterci una pezza.
Un disastro. Un polverone mai visto per inquinare. Un atteggiamento che costringe quasi a rivalutare l'apocalittico Davigo. Chissà che ne penseranno i garantisti del Pd che ora cavillano sull'azione della magistratura e invece dormivano sonni profondi ai tempi in cui i pm flagellavano Forza Italia e il centrodestra. È il funzionario del Comune Caterina Uggè a denunciare le manovre del sindaco. Ma prima ci sono i meeting, ripetuti, nel tentativo di convincerla a modificare il bando.
«Gli incontri - scrive il gip Isabella Ciriaco che oggi deciderà sulla richiesta di scarcerazione del primo cittadino - cominciavano in un clima di cordialità, proseguivano con un atteggiamento autoritario e di superiorità del sindaco che la mettevano a disagio, sotto pressione, arrivando addirittura ad intimorirla». Lusinghe. E facce feroci. Bastone e carota.
Uggetti insiste, lei non molla, lui allora prova addirittura ad inserire nel business la società della sorella di lei. «Un tentativo - scrive il giudice - di circuirla e allettarla». Non funziona e così il sindaco cambia strategia e la mette davanti al fatto compiuto. La convoca nel suo ufficio e lì si fa trovare insieme all'avvocato Cristiano Marini, ovvero il candidato che dovrebbe essere favorito e infatti verrà arrestato con Uggetti. In quella riunione il sindaco «mi chiede un cambiamento dopo l'altro» e lei finge «di essere disposta a rimettere tutto in discussione, per paura di una sua reazione». Un bel quadretto, non c'è che dire. Una stupefacente lezione di galateo.
Poi Uggetti fiuta che gli investigatori si stanno muovendo e corre ai ripari. Alla sua maniera.
Il 6 aprile, giusto un mese fa, si incontra ancora con Marini e consegna senza saperlo ai detective la frase che lo affonderà: «Estrai tutti i documenti e formatti». Eccolo il suo programma: far sparire le prove del misfatto. Che così invece viene puntualmente amplificato.
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