Cronache

A Brescia la competenza sul caso Amara

De Magistris severo sull'ex collega Davigo: rischia di essere indagato

A Brescia la competenza sul caso Amara

Comunque la si guardi, la storia dei verbali ricolmi di veleni dell'avvocato Piero Amara è iniziata a Milano: qui la «gola profonda» è stata interrogata, qui il pm Paolo Storari si è portato a casa la brutta copia dei verbali, qui li ha consegnati a Piercamillo Davigo, allora membro del Csm, chiedendo il suo conforto nello scontro con i capi della Procura milanese. Quanto accaduto dopo, a Roma, quando Davigo porta i verbali nella sua stanza al Consiglio superiore della magistratura da cui approdano in forma di lettera anonima alle redazioni di Fatto e Repubblica, è solo la seconda puntata. Il reato è iniziato a Milano.

Per questo l'inchiesta che vede per il momento - a quanto se ne sa - come unici indagati il pm Storari e la segretaria di Davigo, Marcella Contrafatto, verrà gestita non da Roma ma dalla procura di Brescia, competente a indagare sui reati commessi o subìti dai magistrati milanesi. Nel corso di un incontro avvenuto ieri, il procuratore capitolino Michele Prestitpino accetta di buon grado di spogliarsi della spinosa faccenda e di passare tutto il malloppo al collega bresciano, Francesco Prete. Sarà lui a dover sbrogliare la matassa con i suoi tanti punti interrogativi. A partire dalla legittimità o meno del comportamento di Storari, che nel suo interrogatorio di sabato scorso a Roma ha rivendicato il suo buon diritto a rivolgersi a un autorevole membro del Csm quale Davigo per venire tutelato in una situazione spinosa. Ovvero la gestione dell'inchiesta sulla «Loggia Ungheria», il gruppo di potere delineato da Amara di cui farebbero parte magistrati, forze dell'ordine e imprenditori.

Che tutto dovesse approdare a Brescia era quasi scontato, nonostante che i capi delle procure di Milano e Perugia, Francesco Greco e Raffaele Cantone, il 29 aprile, avessero scelto di trasmettere il fascicolo a Roma.

Adesso l'inchiesta riparte quasi da zero. E bisogna capire se l'approccio di Prete all'ingarbugliata faccenda sarà il medesimo che avevano imboccato i colleghi della Capitale. A partire dal nodo che per ora si presenta come il più delicato: il ruolo da attribuire a Piercamillo Davigo, che non solo accetta di ricevere il fascicolo da Storari ma lo esibisce a più persone, compreso - in una scala secondaria della sede del Csm - il presidente grillino dell'Antimafia Nicola Morra. Roma ha interrogato il «Dottor Sottile» come semplice testimone. Ma da un ex collega come il sindaco di Napoli Luigi De Magistris il comportamento di Davigo è stato giudicato ieri severamente: l'ex pm di Mani Pulite «rischia di essere indagato».

La Procura di Brescia ha da sempre interpretato con garbo il compito di vigilare sui reati dei colleghi milanesi, anche perché a guidarla il Csm ha spesso mandato magistrati che a Milano avevano fatto in buona parte la loro carriera.

Anche Prete ha mosso i primi passi a Milano, ma l'ha lasciata molti anni fa e i suoi legami meneghini sono allentati. Come si muoverà, nel disastro che sta ingoiando la sua vecchia Procura?

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