"Una bufala scientifica Anzi, l'espresso protegge da alcuni tipi di tumore"

"Una bufala scientifica Anzi, l'espresso protegge da alcuni tipi di tumore"

Alessandra Tavani, epidemiologa, per tanti anni all'istituto Mario Negri di Milano, ha fatto parte nel maggio 2016 del working group dell'Iarc, l'agenzia indipendente per la ricerca sui tumori dell'Oms, che ha curato la monografia definitiva (almeno fino a nuove emergenze) sulla relazione tra caffè e cancro.

E il risultato è, dottoressa Tavani...?

«Che il caffè non è affatto cancerogeno. Per nessun sito anatomico».

Prima di questo studio c'erano dubbi?

«La precedente monografia degli anni Novanta segnalava possibili effetti cancerogeni per la vescica e le ovaie. Effetti esclusi».

Caffè scagionato, quindi.

«Più che scagionato. Per alcuni tumori, come quello del fegato e dell'utero, il caffè risulta essere addirittura protettivo».

Beati i caffeinomani.

«Beh, esistono alcune tossicità relative ad alcune categorie di persone che non metabolizzano la caffeina: quindi non devono bere caffè le donne in gravidanza o in allattamento, i bambini fino all'adolescenza, gli ammalati di cirrosi epatica».

E che succede a chi non metabolizza la caffeina?

«Possono esserci effetti eccessivi su alcuni organi. Può aumentare la frequenza cardiaca, salire la pressione. Ma per poco tempo dopo l'assunzione».

Legami con l'infarto, con l'ictus?

«Esclusi. Fondamentalmente il caffè è una bevanda né tossica né benefica. Che va assunta per il piacere di farlo e in modica quantità».

Che vuol dire modica quantità?

«Tre o quattro tazze al giorno. Ma poi dipende se si è dei metabolizzatori veloci o lenti della caffeina. Io sono lenta e ne devo bere meno».

Insomma, questo acrilammide tanto temuto dagli americani?

«È una sostanza

prodotta in quantità minime durante il processo di Maillard, quello della tostatura. Ma gli americani sono così: demonizzano il caffè e poi si ingozzano di patatine fritte che di acrilammide nel contengono molto di più».

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