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Bufera sull'Ue, una testimonial col velo islamico

Imbarazzo per la foto di una ragazzina che pubblicizza un premio del progetto Erasmus

Bufera sull'Ue, una testimonial col velo islamico

Mercoledì, mentre gli occhi della comunità internazionale erano puntati sulle proteste contro il velo islamico in Iran, sul profilo Twitter del programma Erasmus+ dell'Ue compariva un post che a molti è sembrato inopportuno. La foto scelta per pubblicizzare la proclamazione dei vincitori del Premio per l'insegnamento innovativo destinato ai ragazzi delle scuole primarie e secondarie dell'Ue, infatti, è quella di una bambina con l'hijab. Lo stesso velo che venerdì scorso a Teheran è costato la vita a Masha Amini. Lo scivolone non è passato inosservato. Anzi, in Francia è scoppiato un polverone. Eric Zemmour, leader del partito nazionalista Reconquête, ha subito accusato l'Europa di fare «propaganda islamica». A fargli eco è Marine Le Pen: «Mettere il velo alle bambine, questi sono i valori dell'Unione europea?». Anche l'eurodeputato Jordan Bardella, candidato alla presidenza del Rassemblement National, parla di un «nuovo passo avanti verso la sottomissione».

Il tweet è stato rimosso il giorno stesso. Non sapremo mai se per le polemiche aizzate dalla destra francese o per una questione di rispetto nei confronti delle donne iraniane, che continuano a scendere in piazza mettendo a rischio la propria vita per liberarsi da quello che considerano un simbolo di oppressione. Ma non è la prima volta che la Commissione europea sceglie donne velate come testimonial. Lo scorso febbraio sui manifesti promozionali della Conferenza sul futuro dell'Europa era apparsa anche una ragazza in jeans e hijab. A maggio sul profilo Instagram dedicato ai giovani della Commissione Ue, una ventenne con il velo rivendicava il diritto a giocare a calcio senza essere discriminata per il suo look. Sullo stesso account un viso femminile incorniciato dal velo è stato usato per sensibilizzare i giovani a discutere di «inclusività» e «futuro dei valori europei». «L'Europa, paladina dei diritti e delle libertà, non solo non si indigna per la morte di Mahsa Amini e non si schiera con chi manifesta a Teheran contro l'obbligo del velo, ma persevera nelle sue vergognose campagne di comunicazione, pagate coi soldi dei cittadini, nelle quali il velo islamico viene accostato a concetti di libertà e progresso», protesta Isabella Tovaglieri, eurodeputata della Lega che fa parte della commissione per i diritti della donna e l'uguaglianza di genere al Parlamento europeo.

Anche per lei, come per i colleghi francesi, utilizzare «immagini di bambine velate per pubblicizzare un premio sull'innovazione nell'insegnamento» è «inaccettabile».

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