Le bugie di Casaleggio

Una srl di Milano gestisce un vasto gruppo di parlamentari che, invece che ai propri legittimi elettori, rispondono innanzitutto a un "amministratore delegato" che gli impone pure una multa da 100mila euro qualora dovessero cambiare casacca

Le bugie  di Casaleggio

Rousseau e la Casaleggio associati? Non hanno niente a che fare con la politica. Sarebbe una notizia, se non fosse una maiuscola bugia siglata da Davide Casaleggio (nel tondo). Che non è proprio un signor nessuno, ma il numero uno della omonima azienda. Il riservatissimo patron ha rotto il silenzio per concedere un'intervista al Sole 24 ore per anticipare il meeting che oggi si tiene ad Ivrea. Un colloquio nel quale si avventura nella spiegazione dei discussi rapporti tra le sue creature e il M5s. Questione non da poco, visto che tutte le decisioni del Movimento vengono prese proprio su queste piattaforme e dato che molti degli eletti pentastellati sono stati selezionati proprio tramite Rousseau. Non solo: i parlamentari sono anche vincolati a dare trecento euro al mese del proprio emolumento alla nota piattaforma. Tanti «spiccioli» che in una legislatura compongono un tesoretto da sei milioni di euro.

Epperò, come dice Casaleggio, tra M5s e la sua azienda non c'è alcun rapporto. Nessun conflitto di interessi, tiene a sottolineare il manager. Verissimo. Perché gli interessi sono più che mai pacifici. Evidenti. Sotto la luce del sole. Nessun conflitto.

Una srl di Milano gestisce un vasto gruppo di parlamentari che, invece che ai propri legittimi elettori, rispondono innanzitutto a un «amministratore delegato» che gli impone pure una multa da 100mila euro qualora dovessero cambiare casacca. Ovviamente tutto in barba alla Costituzione. E infatti il problema è tutto politico: Casaleggio non si arricchisce coi pentastellati, è la democrazia che si impoverisce con Casaleggio.

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