Da solo a otto anni tra i banchi. È la lezione che i genitori degli alunni di una classe elementare della scuola primaria Collodi, a Jesi (Ancona) hanno voluto dare a un bambino, il bullo della classe.
Un segnale forte, quello delle famiglie di non mandare a scuola i figli in segno di protesta contro il comportamento, che il ragazzino avrebbe da due anni. Parlano di «botte, pugni sul naso, amuchina negli occhi, banchi lanciati». «Abbiamo deciso di tenere i nostri figli a casa perché non ci sentiamo più al sicuro - dicono mamme e papà -. Sono due anni che i nostri piccoli subiscono botte, interruzioni di lezioni, parolacce e insulti da parte di un bambino di 8 anni. Abbiamo fatto una relazione al vice questore, sono state attivate anche figure professionali e assistenti sociali, ma nulla. Le maestre le hanno provate tutte. Chiediamo a gran voce che vengano adottate misure efficaci a tutela dei nostri figli». Da tempo la preside conosce la situazione, ma non approva la scelta estrema delle famiglie.
«Sono perfettamente a conoscenza della situazione e sono intervenuta ripetutamente negli ultimi due anni - commenta Lidia Prosperi, dirigente scolastica dell'Istituto comprensivo San Francesco -. La scuola sta facendo quello che può con i mezzi a disposizione. Non ignoriamo il problema, ma nessuno ha purtroppo la bacchetta magica». Ci sono state riunioni, incontri con lo psicologo scolastico, tra genitori e la preside spesso ha parlato con il bambino. La situazione è migliorata ma il clima in classe è sempre difficile.
«L'esasperazione dei genitori è sfociata in un modo assolutamente inadeguato e inopportuno - ha ribadito Lidia Prosperi -. Persone che hanno ragione sono passate dalla parte del torto. Il problema c'è, e non lo nego, ma la risposta scelta ha superato i limiti».
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