Cronache

C'è anche un Kennedy nel circo dei complottisti "I certificati verdi? Come i permessi di Hitler"

Il figlio di Bob scomoda pure l'apartheid. In piazza Freccero e Paragone

C'è anche un Kennedy nel circo dei complottisti "I certificati verdi? Come i permessi di Hitler"

Milano. Complottisti di tutto il mondo, unitevi. Il Covid fa vittime in tutto il pianeta, ma alimenta anche bufale e ossessioni globali.

Ai «No vax» italiani dunque, ieri si è unito un negazionista dal «blasone» internazionale, Robert Kennedy jr, protagonista a Milano di una conferenza stampa e di un intervento delirante alla diciassettesima manifestazione «No green pass», spostata stavolta all'Arco della Pace.

L'avvocato 67enne, uno degli ultimi rampolli di una dinastia politica affollata e sfortunata, è stato invitato come fondatore di un'organizzazione che si chiama «Childrens Health Defense» e - prima ancora dell'emergenza Covid - era già noto per la sua «battaglia» contro i vaccini, condotta a colpi di disinformazione e «fake news», notizie false come quella che associa ai vaccini l'autismo. Di fronte ad alcune migliaia di militanti italiani della causa «No vax», dunque, ieri l'ultimo dei Kennedy - pur sempre il nipote di «JFK», ha dato vita a una sorta di show cospirativista: «Il Green pass è colpo di Stato - ha detto - uno strumento che usano per toglierci i diritti, non è una dittatura sanitaria ma uno strumento di controllo della vostra vita, dei vostri movimenti, del vostro conto in banca, è uno strumento di sorveglianza».

Musica per le orecchie del movimento «No pass» di casa nostra, assecondato perfino nella sua posizione più assurda, quella che vuole associare i «non vaccinati» alle vittime del progetto genocida dei nazisti. «Il Green pass non è un'innovazione nel campo delle politiche sanitarie - ha affermato l'avvocato - ma è una misura di controllo finanziario. È simile al passaporto razziale istituito dal terzo Reich e da quelli in vigore nel periodo dell'apartheid in Sudafrica».

Nessuna sorpresa. Gli argomenti sono questi. Molti militanti della causa «No pass» credono davvero a queste tesi strampalate, mentre una minoranza le usa probabilmente - con spregiudicatezza - per ragioni di consenso, giocando abilmente su registri diversi fra la piazza e i media.

A Milano, con Kennedy e gli altri, c'era anche Carlo Freccero, un tempo noto come autore televisivo e oggi come epigono della teoria del «Grande reset», l'ennesimo complotto che sarebbe stato ideato chissà da chi e viene ravvisato in ogni dove.

«Io sono No vax, No tamponi, No mascherina, No Green pass» ha sintetizzato un negazionista. L'idea di partenza è che tutto sia falso, e che sia in grado di smascherarlo una piccola schiera di persone senza competenze o esperienze, ma più consapevole e informata del resto del mondo «normale», irrimediabilmente vittima della disinformazione operata da giornali e tv al soldo di potenti e malfattori.

Il No pass è il colpo di coda del populismo.

«Questa grande battaglia difende le ragioni del popolo» ha detto - dopo aver incontrato Kennedy - l'ex 5 Stelle Gianluigi Paragone, che l'ha paragonata a quella di Nelson Mandela e Martin Luther King, ma un mese fa non è riuscito a farsi eleggere in Consiglio comunale.

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