Vittorio Robiati Bendaud, coordinatore del tribunale rabbinico del Centro-Nord-Italia, cosa pensa del caso di Siena e delle deliranti esternazioni antisemite del professor Castrucci?
«Intanto mi chiedo come sia possibile che nelle sedi accademiche non vi sia stato un veglio critico, che non siano stati mai segnalati né verificati questi deliri. Nessuno si è mai reso conto di nulla? Non è mai venuto fuori nulla? Mi sembra molto strano».
Come valuta questo caso?
«È inquietante che in un'accademia accada una cosa del genere, così come inquietante che nelle università vi siano trend intellettuali di un antisemitismo che si esprime come antisionismo. Questo signore ha espresso un antisemitismo filonazista. In una misura più diffusa e spesso più difficile da indagare e contrastare si trova un antisemitismo che si esprime nell'anti-Stato di Israele e nel suo boicottaggio. C'è una recrudescenza e serve una presa di coscienza della comunità accademica. Se non si interviene su entrambi i fenomeni, l'intervento è monco».
Martin Luther King scrisse che «quando qualcuno attacca il sionismo, intende gli ebrei». E il rabbino Giuseppe Laras considerava l'antisionismo una «ambigua forma» di antisemitismo. Ma c'è chi sostiene che debbano essere considerate due cose diverse.
«Oggi Alain Finkielkraut e Georges Bensoussan, con altri, pongono il problema di questo antisemitismo che cova anche grazie al terzomondismo e al globalismo di certi ambienti. È un problema serio che vediamo in Francia nella sinistra soprattutto radicale e in Inghilterra nei laburisti. Cose distinte? Le accuse antisioniste ricalcano e aggiornano vecchi stereotipi: il crimine rituale si ritrova nella narrazione degli israeliani che uccidono i bimbi palestinesi; l'ebreo che succhia il sangue nell'idea di sfruttamento del mondo arabo; l'ebreo che sotto-sotto è il peggiore razzista si ritrova nell'accusa di apartheid. Ci sono vignettisti che ripropongono orrori antigiudaici. L'antisemitismo è anche un problema degli intellettuali».
Cosa intende?
«Quando si è strutturata la teoria della sostituzione si è proposto il mito dell'ebreo errante. Oggi si vede l'Ue, con Paesi che hanno avuto connivenze e gravi corresponsabilità passate, non riconoscere il nome ebraico del Muro occidentale e del Monte del tempio, e utilizzare esclusivamente quello islamico. Significa negare l'ebraicità dei luoghi più santi dell'ebraismo, è negazione del passato, del presente e del futuro ebraico, cancella la storia ebraica. Se non è antisemitismo questo...È istituzionale, culturale, ma resta antisemitismo che si traduce anche nella negazione della radice biblica, e quindi anche cristiana, dell'Europa».
Sono però vicende diverse da quelle deliranti di Siena.
«Certo, non siamo sullo stesso livello. Sono cose diverse, sofisticate. Ma c'è un'ossessione per alcuni aspetti e una sottovalutazione di altri. Faccio un esempio. Un professore, Alessandro Barbero, scrive che non sa se sia corretto considerare genocidio quello armeno. Non entro nella questione ma la parola genocidio è stata inventata da un ebreo pensando proprio agli armeni. Mi chiedo: e se fosse stato detto della Shoah?».
Il genocidio armeno è considerato la vicenda più tragicamente prossima alla Shoah.
«Certo, e ispirò i nazisti, questo è documentato. Se qualcuno lo avessero fatto con la Shoah sarebbe stato sommerso dalle accuse. Allora la Memoria e la giusta e capillare attenzione per Shoah rischiano di avere questo effetto imprevisto. Si condanna solo il nazismo e non l'antiebraismo. Con lo Shoahismo non si comprende l'antisemitismo islamista e quello di sinistra. Gli ebrei sono stati fatti oggetto d'odio con pretesti anche opposti fra loro».
La tragedia degli ebrei nei Paesi islamici. Ne ha scritto.
«Parte della mia famiglia viene dalla Libia. Gli ebrei c'erano da prima degli arabi. Di questa presenza là oggi non è rimasto niente, solo silenzio riempito raramente di nostalgia, più spesso dalla propaganda e dall'odio, alimentato anche dai classici del nazismo tradotti col favore prima dei nazisti e poi dei comunisti. Non è tutto l'islam, ma è tanta parte, sia nei Paesi islamici sia ora in Europa, con ammiccamenti a sinistra. In Italia il fenomeno è attenuato».
In Europa la situazione è diventata preoccupante.
«L'aggressione dei gilet gialli a Finkielkraut, e la deriva del Labour inglese, dicono che c'è il rischio che a sinistra si formino covi di antisemitismo. Diversamente in Italia, ma qualcosa nel tessuto europeo si è già rotto. Il rabbino capo d'Inghilterra ha invitato a non votare Corbyn. Le destre serie, i liberali e le sinistre laiche, compreso il Pd e Renzi, devono affrontare ciò in modo efficace e magari in sinergia».
La commissione Segre?
«Se si fosse evitato di strumentalizzare una questione così importante per andare contro Salvini si sarebbe rispettata la biografia di Liliana Segre, che arricchisce il nostro universo democratico e civile.
Poi ci sono anche persone che, pur rispettando Liliana come persona e come senatrice, possono legittimamente dissentire. Speriamo che produca strumenti utili, ma la possibilità di intervenire esiste già, anche in casi come quello di Siena».
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