
Il primo suicidio assistito con legge regionale arriva in Toscana. Daniele Pieroni (nella foto), afflitto da una gravissima forma di Parkinson, schiaccia il pulsante fatale e la fa finita a 64 anni. Lo si apprende ora, ma è accaduto il 17 maggio scorso. Tre minuti, fra le 1647 e le 1650, e tutto è finito, secondo i crismi della norma che il governo ha impugnato. Ormai, la breccia è aperta, e ora l'esecutivo si muove per varare finalmente quella legge nazionale che la Corte costituzionale chiede dal 2019.
Infuriano intanto le polemiche, come sempre nel nostro Paese, ma era evidente che l'immobilismo non avrebbe portato buoni frutti. La materia è incandescente e va oltre gli steccati della politica, ma un qualche testo prima o poi dovrà regolare il tema. Nell'interminabile attesa, fra ricorsi e carte bollate, la Toscana è andata avanti per conto suo e Pieroni, musicista e scrittore residente a Chiusi, ha sfruttato la finestra temporale che si era aperta, perché la norma non è stata sospesa, ed ha incontrato il suo destino. Il 31 agosto scorso, Pieroni aveva fatto formale richiesta alla Asl Toscana Sud Esr e il 22 aprile la risposta, positiva, è arrivata. Il 17 maggio l'epilogo: è stato lui stesso ad autosomministrarsi il farmaco letale, alla presenza, fra gli altri, di due dottoresse, del medico legale, di Felicetta Maltese, coordinatrice della cellula toscana dell'Associazione Luca Coscioni. Chi c'era dice che Daniele «ha smesso di respirare serenamente». Insomma, Roma è stata scavalcata e ora Palazzo a Chigi ha deciso di occuparsi del fine vita. «Sul fine vita - spiega Antonio Tajani - la maggioranza è unita. Il suicidio non è un diritto. Ci sarà una legge». Ma Matteo Salvini già frena: «Andare avanti? Con calma». Qualcosa però si dovrà fare: la Consulta ha bacchettato più volte l'inerzia del legislatore e d'altra parte quel che è appena accaduto ci consegna ala relata di un federalismo, qui si è là no, che non può durare. Come accennato, il governo ha portato davanti alla Consulta la legge toscana, ma intanto Pieroni si è infilato fra un'udienza e l'altra.
Il presidente della Regione Toscana Eugenio Giani rivendica la scelta: «È la dimostrazione di quanto sia vano il tentativo di dichiarare incostituzionale la nostra legge, di quanto la regione abbia momentaneamente colmato un vuoto, che non abbiamo la presunzione di colmare per sempre. È opportuno che una norma nazionale possa dare corso ad un adattamento in termini di legge di quanto la Corte costituzionale ha affermato sul piano dei principi».
L'altro ieri la riunione di maggioranza a Palazzo Chigi ha accelerato l'iter e ora Maurizio Lupi sottolinea che il centrodestra la pensa allo stesso modo: «L'unità e la coesione su un tema come questo credo sia un passo avanti importante». E sempre Lupi anticipa che «si darà grande importanza alle cure palliative». Così il leader di Noi Moderati si allinea alle posizioni della Chiesa. «Fra l'accanimento terapeutico e l'eutanasia, ai quali personalmente dico di no - osserva monsignor Francesco Savino, vicepresidente della Cei - c'è la terza strada, quella delle cure palliative che danno dignità al malato. È una questione di civiltà e di democrazia». Ma le buone intenzioni non bastano: «Se si parte da qui si parte bene - prosegue monsignor Savino - ma anche le migliori leggi hanno bisogno di una pianificazione finanziaria. Le parti politiche - è l'appello conclusivo - dialoghino senza pregiudizi».
Il vuoto legislativo non può più essere. «Questo caso - afferma il segretario di Più Europa Riccardo Magi - dimostra che serve una legge nazionale». Si attende il testo della maggioranza che potrebbe arrivare al Senato per la metà di luglio.