Vittorio Sgarbi, lei praticamente vive al cellulare, giusto? Una nuova figura mitologica: metà uomo, metà telefono...
«Semplicemente mi consente di lavorare mentre mi muovo».
Non può essere tutto qui, il vostro è amore, lo ammetta che c'è di più.
«Umberto Eco diceva che il cellulare era uno status symbol, erano gli anni in cui c'erano ancora quelli attaccati ai cruscotti delle macchine, erano pochissimi allora ed erano grandi come cabine telefoniche, praticamente. Io invece penso che il cellulare sia semplicemente un mezzo».
È vero che è un mezzo, ma i fini sono tanti...
«Dal cellulare io eliminerei i giochi e la macchina fotografica».
Cosa le ha fatto la macchina fotografica?
«Trovo insopportabile questa moda dei selfie con cui l'umanità si sforza di testimoniare di esistere. Meglio, cerca di esistere fotografandosi. O, ancora peggio ,immortalandosi assieme a te. Veramente deleterio».
Per il resto...
«Ah no, scusi, eliminerei anche tutti quei faccini di merda».
Per il resto, appunto...
«Per il resto è fantastico. Ha la Treccani a portata di mano ovunque, in qualsiasi momento. Con un tasto può guardare le opere del Vasari del 1550... E poi lo puoi usare come blocco per scrivere».
Quindi lei usa anche gli sms?
«Li uso? Li scrivo, li ricevo e li conservo. Tutti. C'è il diario della mia vita nel mio cellulare».
Scrive messaggi anche per lavoro o solo per faccende personali?
«Principalmente per faccende personali, ma anche per lavoro».
Un sms è più «facile», meno impegnativo di una telefonata?
«È l'evoluzione della telefonata. E anche della lettera. Certo rispetto a una conversazione è un po' più perverso e morboso. Principalmente perchè ne resta traccia e qualcuno può leggerlo».
Beh ma allora la bustina sul display è una trappola?
«Ha gli stessi rischi di una missiva. L'sms è una lettera in tempo reale. È veloce come la voce, finito come la scrittura».
- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
- sabato, domenica e festivi dalle ore 10:00 alle ore 18:00.