Caccia al latitante, parte un colpo e muore un ragazzo di 17 anni

A Napoli scoppia la rivolta contro polizia e carabinieri: due gazzelle date alle fiamme Il proiettile è stato esploso per errore da un appuntato in servizio oltre l'orario stabilito

Caccia al latitante, parte un colpo e muore un ragazzo di 17 anni

Morire a 17 anni mentre si scappa all'alt dei carabinieri. Napoli si è svegliata così, con un minorenne sull'asfalto ucciso da un colpo partito per errore da un appuntato che, dopo la fine del suo turno, aveva passato la notte a setacciare un quartiere difficile per trovare un latitante. È la notte tra giovedì e venerdì, sono trascorse da poco le 2,30 quando tre ragazzi, un latitante, un pregiudicato e un incensurato montano su uno scooter e senza caschi se ne vanno in giro a Napoli nelle strade del Rione Traiano, a ridosso dello stadio San Paolo, zona ad alta densità criminale. Una pattuglia di carabinieri del nucleo Radiomobile da tempo li tiene d'occhio. Tra i militari c'è anche un appuntato di 32 anni, che doveva smontare dal servizio a mezzanotte che decide di andare oltre l'orario di lavoro, ben sapendo che probabilmente, non riceverà nemmeno quei quattro spiccioli per lo straordinario svolto. Stanno dando la caccia a Arturo Equabile, l'imprendibile latitante già sfuggito all'arresto tre volte da febbraio. L'ultima volta proprio qualla sera.

Qualche ora dopo gli investigatori lo sorprendono a bordo di una moto condotta da Salvatore Triunfo, mentre il terzo passeggero è l'incensurato Davide Bifolco, 17 anni, che avrebbe compiuto il prossimo 29 settembre. I carabinieri (a bordo di una gazzella, quindi riconoscibili) danno l'alt alla moto ma il conducente accelera. Ne nasce un inseguimento ad alta velocità in via Cinthia ma, all'incrocio con viale Traiano, il conducente della moto per sfuggire ai militari, «taglia» un cordolo quando viene bloccato da un'altra gazzella. I tre cercano la fuga a piedi: Equabile è il più lesto e ancora una volta riesce a fuggire. Triunfo viene bloccato dai militari, il giovane Bifolco si trova davanti l'appuntato che impugna la pistola. Dall'arma del militare parte accidentalmente un proiettile, che colpisce al petto Bifolco. Il ragazzo si accascia sull'asfalto e muore poco dopo. A 20 metri dal luogo della tragedia i carabinieri hanno ritrovato una pistola giocattolo. Sono in corso accertamenti per risalire alla persona che la deteneva.

Nella casbah del Rione Traiano pochi minuti dopo si scatena l'inferno. Centinaia di persone scendono in strada per dare la caccia ai carabinieri e anche alla polizia, nel frattempo intervenuta in ausilio ai colleghi dell'Arma. L'assalto alle divise è feroce: due auto dei carabinieri e della polizia sono state distrutte.

Il giovane appuntato, per atto dovuto, è indagato dalla Procura con l'accusa di omicidio colposo. Le indagini coordinate dal procuratore aggiunto Nunzio Fragliasso sono state affidate ai carabinieri. Triunfo (denunciato in stato di libertà) ha sostenuto che il terzo uomo in moto non fosse Equabile ma un'altra persona di nome Massimiliano. «Anzi no: Enrico». Anzi: «Enzo». «Siamo fuggiti perché la moto non era assicurata». Nel Rione Traiano è piombata l'omertà: «Su quella moto non c'era Equabile». La madre di Bifolco, distrutta dal dolore accusa il militare. «Quando ha sparato non ha visto che era un bambino?». Il fratello dell'ucciso, Tommaso, dagli arresti domiciliari dove si trova recluso, si scaglia contro l'appuntato: «È stato un omicidio». Su Facebook si è scatenato l'odio verso le divise da parte degli amici di Bifolco. Accanto alla sua foto, ritratto mentre stringe tra le labbra una canna, commenti contro i militari. «Sono delle carogne, 'sti infami. Sono da ammazzare».

Adesso, l'appuntato che lavora anche oltre l'orario di servizio, retribuito con 1.500 euro al mese dovrà affrontare un processo. E forse una condanna. Per avere cercato di arrestare un latitante.

carminespadafora@gmail.com

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